Illustrazione di Julian Garcia |
L’essenza della teoria di Rich è che un “programmatore” del futuro abbia creato la nostra realtà per simulare il corso di ciò che considera storia antica—per qualche ragione che non sappiamo, forse perché si annoia. Secondo la legge di Moore, che afferma che la forza computazionale raddoppia all’incirca ogni due anni, teoricamente tutto ciò sarà possibile, nel futuro. Prima o poi, arriveremo al punto in cui simulare qualche miliardo di persone—facendo loro credere di essere creature senzienti con la capacità di controllare i propri destini— sarà facile come mandare a uno sconosciuto una foto dei tuoi genitali con il cellulare.
Questa ipotesi—che è circolata in versioni alternative per secoli—è diventata l’ossessione del momento per i filosofi, e personaggi emeriti come Nick Bostrom, il direttore dell’Istituto per il Futuro dell’Umanità dell’Università di Oxford, stanno considerandone i presupposti molto seriamente.
Fino a poco tempo fa, l’argomento della simulazione non aveva particolarmente attratto i ricercatori tradizionali. Questo non significa che Rich Terrile sia il primo scienziato a predire che in futuro svilupperemo grandi abilità nel creare simulatori realistici (tra gli altri, Ray Kurzweil l’ha fatto nel 1999 con il suo libro L’era delle macchine spirituali), ma è il primo che sostiene che potremmo essere noi a viverci dentro, in questo momento.
Rich è andato anche oltre, cercando di provare le sue teorie attraverso la fisica, adducendo prove come la visibile pixelizzazione delle più piccole particelle di materia e le inquietanti analogie tra la meccanica quantistica, le leggi matematiche che governano l’universo, e la creazione dell’ambientazione di un videogioco.
Pensate: ogni qualvolta fate cazzate potrebbe esserci una versione intergalattica di un tredicenne coreano obeso che vi controlla e sbotta “Merda!” nella cuffia dell’Xbox. Toglie un po’ di romanticismo alle cose.
VICE: Quando hai ipotizzato per la prima volta che la nostra realtà potrebbe essere una simulazione fatta al computer?
Rich Terrile: A meno di credere che ci sia qualcosa di magico nella nostra coscienza—e io non lo credo, penso sia il frutto dell’architettura estremamente sofisticata del cervello umano—a una certa bisogna riconoscere che essa può essere simulata con un computer, o in altre parole, riprodotta. Ci sono due modi tramite cui in futuro potremo ottenere un cervello umano artificiale. Uno sarebbe di analizzarlo per capire come riprodurlo, ma penso che la via più facile sarebbe sviluppare un circuito o un sistema in grado di acquisire coscienza. Forse nel giro di dieci, o forse nel giro di 30 anni saremo in grado di incorporare una coscienza artificiale nelle nostre macchine.
Ci arriveremo così in fretta?
Attualmente i supercomputer più veloci che hanno alla NASA girano a una velocità pari al doppio di quella del cervello umano. Facendo un semplice calcolo, e utilizzando la legge di Moore, si scopre che in un decennio questi supercomputer saranno in grado di computare un’intera vita umana di 80 anni—compresi tutti i pensieri concepiti nell’arco dell’esistenza—nel giro di un mese.
È deprimente.
Ora tieniti forte: ci aspettiamo che nel giro di 30 anni una PlayStation—ne esce una nuova ogni sei, massimo otto anni, quindi sarebbe la PlayStation 7—sia in grado di elaborare circa 10.000 esistenze umane contemporaneamente in tempo reale, ovvero circa una vita all’ora.
Quante PlayStation ci sono al mondo? Sicuramente più di 100 milioni. Quindi pensa a 100 milioni di console, ognuna delle quali contiene 10.000 esseri umani. Significa che, a quel punto, ci potrebbero idealmente essere più esseri umani che vivono all’interno di una Playstation di quanti non ve ne siano sulla Terra oggi.
Quindi c’è la possibilità che attualmente viviamo nel gioco super avanzato della PlayStation di qualche nerd del futuro?
Esattamente. L’idea è questa: come fai a sapere che non siamo 30 anni nel futuro e che non viviamo in una simulazione? Lascia che faccia un attimo marcia indietro. Dato che siamo scienziati, descriviamo i processi fisici in termini matematici, o in un’equazione. L’universo si comporta in questa particolare maniera perché segue regole matematiche. Einstein disse, “La cosa più incomprensibile dell’universo è che esso sia comprensibile.” L’universo non dovrebbe funzionare in questo modo. Non dovrebbe essere possibile racchiudere in un paio di pagine di equazioni tutte le informazioni sufficienti a simularlo, e non dovrebbe essere così semplice.
L’altra cosa interessante è che il mondo naturale si comporta esattamente alla stessa maniera dell’ambientazione di Grand Theft Auto IV. Nel gioco, puoi esplorare Liberty City senza interruzioni, fin nei minimi dettagli. Ho calcolato quanto sia grande questa città, ed è saltato fuori che è un milione di volte più vasta della mia PlayStation 3. Vedi esattamente quello che ti serve di Liberty City quando ti serve, l’intero universo del gioco è compresso nella console. L’universo si comporta esattamente nella stessa maniera. Nella meccanica quantistica, le particelle non hanno uno stato determinato finché non vengono osservate. Ci sono teorici che hanno impiegato molto tempo nel tentativo di capire come si possa spiegare questo fenomeno. Una spiegazione può essere che viviamo in una simulazione, e vediamo quello che ci è necessario vedere quando ci serve vederlo.
Il che spiegherebbe perché abbiamo resoconti di scienziati che hanno visto dei pixel nelle più infinitesimali immagini al microscopio.
Esatto. L’universo è composto di pixel—in tempo, spazio, volume ed energia. Esiste un’unità fondamentale che non è divisibile in qualcosa di più piccolo, il che significa che l’universo è fatto di un numero finito di queste unità. Significa anche che l’universo può essere solo un numero finito di cose; non è infinito, quindi è computabile. E se si comporta in maniera finita solo quando viene osservato, allora la domanda è: è stato programmato? Ed ecco il parallelo matematico: se due cose sono matematicamente equivalenti, sono la stessa cosa. Dunque l’universo è matematicamente equivalente alla simulazione dell’universo.
Tu giochi con i videogiochi?
Sì, mi è capitato, e ho anche giocato a The Sims, ma lo sviluppo di questa teoria è stato il risultato di una combinazione di varie cose. Sono uno scienziato planetario, per questo penso molto al futuro della tecnologia e a dove potrebbe portarci. Lavoro molto anche sulla computazione evolutiva e sulle intelligenze artificiali, e mi trovo spesso ad avere a che fare con la natura stessa della coscienza. Inoltre, ho recentemente iniziato a riflettere sulla religione, e sulle teorie atee della nascita dell’universo, slegate dalla presenza un fantomatico creatore. Ne abbiamo una piuttosto valida: il Big Bang. Ma bisogna anche pensare all’ingegneria, e se un creatore può esistere nel nostro universo attuale. E se la risposta è sì, quali sono i requisiti di questo creatore? Dopo averci pensato, ho realizzato che il creatore di un universo è capace di cambiare le leggi della fisica e di plasmare questo universo in qualsiasi modo lo voglia, come io posso fare con una simulazione al computer. In effetti, forse presto saremo in grado di farlo con esseri dotati di coscienza.
Esseri con i quali ti immagini di poter interagire?
Forse, o forse li lascerei andare. Vivrebbero le loro esistenze in un lasso di tempo incredibilmente corto. Forse potrei cambiare le leggi della fisica. Potrei farli vivere in posti ospitali e in posti inospitali. Potrei far sì che siano completamente isolati—che forse è una condizione limite per noi, e ciò spiega perché non esistono gli alieni.
Sembri convivere tranquillamente con questa idea. Io quando ho scoperto la tua teoria mi sono intristito subito, ma ne sono ovviamente rimasto affascinato.
È una grande fonte d’ispirazione, e ti dirò perché: mi dice che siamo a un passo dall’essere in grado di creare l’universo— una sua simulazione—e che a nostra volta potremmo vivere all’interno di una simulazione, che a sua volta potrebbe essere un’altra simulazione. E gli stessi individui nati da una simulazione potrebbero a loro volta creare simulazioni. La cosa che mi intriga è che, se esiste un creatore—e in futuro esisterà, e saremo noi—allora significa che se c’è un creatore del nostro mondo, questo mondo, siamo comunque noi. Significa che siamo contemporaneamente Dio e servi di Dio, e che abbiamo creato tutto noi. Ciò che trovo esaltante è che, anche se siamo in una simulazione o molti ordini di grandezza sotto la simulazione originaria, da qualche parte nel processo qualcosa è sfuggito al brodo primordiale per diventare noi e per creare le simulazioni che ci hanno a loro volta creati. E tutto questo è grandioso.
Di Ben Makuch
fonte: vice.com
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