Si parla con sempre maggiore insistenza di guerra batteriologica e di armi di distruzione di massa. Questa sembra essere diventata l’ultima frontiera dell’orrore, di un’Umanità sempre più allo sbando, incapace di ritrovare la via della pace e della salvezza.
Ma la storia delle guerra biologica ha radici più antiche di quanto si creda.
Si hanno testimonianze di alcuni atti di guerra biologica che risalgono all’epoca dell’Impero romano.
I romani, per indebolire il nemico, buttavano le carcasse degli animali morti nei fiumi, in modo da inquinare l’acqua delle sorgenti che raggiungevano le città sotto assedio.
Durante il medioevo i Tartari catapultarono corpi infetti da peste bubbonica oltre le mura della città di Kaffa per vincere la resistenza della popolazione.
Negli Stati Uniti, durante la guerra dei sette anni, che vedeva francesi contrapposti ad inglesi, questi ultimi, preoccupati della presenza degli indiani, possibili fiancheggiatori dei francesi, come atto di amicizia, regalarono loro coperte che provenivano da un ospedale dove si curavano i malati di vaiolo; gli indiani furono letteralmente decimati.
Nel nostro secolo la guerra chimica e batteriologica inizia ufficialmente con il primo conflitto mondiale. Comincia a farsi strada l’idea che lo sviluppo della scienza e della tecnologia a livello della chimica industriale e dell’industria farmaceutica possa tornare utile anche per le attività belliche.
Alcune testimonianze parlano dell’impiego di gas nocivi, durante la prima guerra mondiale, da parte delle truppe tedesche, così come si ipotizza che agenti tedeschi infiltrati abbiano iniettato l’Antrace a cavalli e muli utilizzati dai soldati nemici.
Il protocollo di Ginevra contro l’uso delle armi chimiche, firmato nel 1925, estese il divieto anche alle armi batteriologiche ma non ne vietò la produzione e lo stoccaggio.
Esistono documenti che comprovano l’esistenza di un primo programma di guerra batteriologica giapponese a partire dal 1931, basato, tra l’altro, su esperimenti da perpetrare sui prigionieri di guerra.
I giapponesi spararono sulla Cina delle vere e proprie bombe biologiche contenenti il bacillo della peste bubbonica, con risultati che sono rimasti ignoti. Gli USA venuti a conoscenza di programmi militari di questa portata, e intuendone la pericolosità, cominciarono a realizzare un proprio programma a partire almeno dall’inizio della Seconda Guerra mondiale.
Con la fine del conflitto mondiale e l’inizio della Guerra Fredda tutte le grandi potenze si misero al passo con programmi militari di guerra batteriologica e chimica, scambiandosi poi accuse sull’effettivo utilizzo di tali agenti patogeni.
Anche la Gran Bretagna sviluppò un suo programma, sulla scorta delle informazioni relative a quelli tedeschi e giapponesi. Gli inglesi fecero degli esperimenti fondati sull’impiego delle spore del bacillo dell’Antrace, sull’isola di Gruinard (vicino alla Scozia). Le conseguenze furono devastanti, provocando un’epidemia di antrace tra il bestiame dell’isola. Pare che ancora oggi tale isola sia contaminata da spore.
Gli Usa realizzarono diversi esperimenti che comportarono anche l’impiego dei propri cittadini come cavie umane per testare gli effetti che virus e batteri potevano provocare sulla popolazione. Alcuni esperimenti furono davvero raccapriccianti, come quello che previde lo spargimento di "Serratia Marcescens" sopra San Francisco. Le persone infettate furono ricoverate in ospedale e vi fu, ufficialmente, un morto che rimase un mistero per i medici.
Nel 1966 il "Bacillus subtilis" fu liberato nella metropolitana di New York per verificare il grado di vulnerabilità di tale tipo di trasporto ad un eventuale attacco batteriologico.
Per quanto riguarda l’uso di agenti patogeni in guerra, una serie di episodi controversi coinvolse gli Usa nella guerra di Corea. Gli americani furono accusati di aver usato armi batteriologiche realizzate segretamente nei laboratori di Fort Detrick. In particolare si parla della creazione di una bomba biologica contenente "Puccinia", la ruggine dei cereali , che sarebbe stata impiegata in via sperimentale sul fronte coreano; alcuni documenti contenuti negli archivi russi, americani e cinesi lo confermerebbero.
Anche i Sovietici attuarono un programma militare di guerra biologica e chimica e vi furono alcuni incidenti meno famosi di quello nucleare di Chernobyl ma di notevole importanza per gli effetti rimasti quasi sconosciuti. Nel 1979 esplose lo stabilimento di Sverdllosk, con fuoriuscita di Antrace.
Si ritiene che i militari russi proseguano tutt’oggi esperimenti in tale settore allo scopo di creare supervirus con effetti devastanti.
Comunque, essendo tornato alla ribalta alla fine degli anni ’60 il problema della proliferazione di questa tipologia di armi, gli Stati furono convinti a firmare la Convenzione internazionale che ne vieta l’uso, anche se la convenzione ha avuto scarsa efficacia perché non prevede nessun meccanismo di verifica.
Per quanto riguarda invece l’uso di armi chimiche si può dire che alcuni recenti episodi, come i bombardamenti da parte dei militari iracheni contro civili inermi curdi e sciiti, sia l’esempio più drammatico degli effetti devastanti che possono avere queste armi. Si parla di 100.000 morti.
Vediamo brevemente come vengono definite e classificate le armi biologiche:
- Antrace: è una malattia infettiva acuta provocata dal batterio Bacillus Anthracis, le cui spore (ingerite o inspirate) possono essere letali. Si può manifestare come un raffreddore che degenera in sintomi più gravi e la morte può sopravvenire 24 ore dopo l’acutizzarsi dei sintomi. L’infezione causata da cibo contaminato determina infiammazioni intestinali, sangue vomitato e forti diarree. La cura è con antibiotici, se iniziata in tempo, e esiste un vaccino preventivo
- Botulino: la tossina del Botulino, la più letale per l’Uomo, è prodotta dal batterio "Clostridium botulinum". Si può contrarre attraverso la respirazione o ingerendo cibi contaminati. I sintomi sono di visione sdoppiata, indolenzimento, arsura; la morte può avvenire, per asfissia provocata dalla paralisi dei muscoli respiratori, entro 24 ore. L’unica cura è l’antiveleno e come prevenzione il vaccino.
- Peste: il batterio che provoca la peste, "Yersinia Pestis", si trova nei roditori e nelle loro pulci. Il batterio può essere diffuso via aerosol e determina sintomi come febbre, mal di testa, indolenzimento che possono portare alla morte entro 2-4 giorni. La cura è data da antibiotici, se presi in tempo utile dalla comparsa dei primi sintomi.
- Vaiolo: il virus del Vaiolo è stato dichiarato ufficialmente eradicato dal mondo nel 1977 mentre l’Organizzazione mondiale della sanità ne conserva alcune colture. Il virus esiste in due forme: la "Variola minor" e la più letale "Variola maior". Il Vaiolo si può diffondere facilmente via aerosol e il contagio avviene per via respiratoria. L’incubazione è di circa 12 giorni e i sintomi includono febbre, affaticamento, dolori, cui fa seguito la comparsa di esantema con lesioni cutanee; la morte può avvenire in due settimane. Non esiste una cura, ma l’unica forma di prevenzione è il vaccino che le autorità sanitarie di tutti i paesi occidentali hanno approntato, anche recentemente, in milioni di dosi da impiegare in caso di emergenza.
- Tularemia: il batterio che provoca la Tularemia è la "Francisella tularensis", considerato uno tra quelli più infettivi tra quelli conosciuti. Si può contrarre con il contatto con insetti, con cibi contaminati o per inalazione. I sintomi sono come quelli di un comune raffreddore o di una polmonite e il malato può perdere peso e aggravarsi fino a giungere alla morte in circa due settimane. La cura è con antibiotici ed esiste anche un vaccino.
- VHF (Viral hemorragic fevers): le febbri virali emorragiche sono un gruppo di malattie provocate da diverse tipologie di virus tra i quali si annovera il famigerato virus Ebola, che ha provocato una drammatica epidemia nello Zaire nel 1995. Non è ancora del tutto chiaro il meccanismo di contagio dagli animali all’uomo e la trasmissione può avvenire anche per mezzo dei liquidi corporei delle persone infette. I sintomi possono essere febbre, affaticamento, dolori e forti emorragie sotto la pelle e negli organi interni. Non esiste una cura specifica ed esistono i vaccini solo per due tipi di febbri emorragiche: la febbre gialla e febbre emorragica argentina.
Questa la classificazione e definizione delle armi chimiche:
- Mostarde solforose: sono agenti chimici che provocano vesciche e distruggono le cellule; vengono assorbite attraverso la pelle, gli occhi e le mucose. Possono causare danni alla pelle, agli occhi e alle vie respiratorie e inoltre provocare la diminuzione dei globuli rossi e bianchi ed affezioni gastrointestinali e neurologiche. Non esiste un antidoto; l’unico sistema consiste nella decontaminazione dell’area colpita da tale composto chimico.
- Vx: è un gas altamente tossico in forma liquida o gassosa che aggredisce il sistema nervoso centrale. Una volta introdotto attraverso la pelle, gli occhi o le mucose provoca naso gocciolante, sudorazione, bava alla bocca, nausea e contrazioni. Dopo pochi minuti, se non somministrato l’antidoto, sopravviene la morte perché il composto agisce sui muscoli volontari bloccando la respirazione.
- Sarin: è un composto gassoso altamente tossico che agisce sul sistema nervoso centrale. Se assorbito dal corpo umano provoca sudorazione, nausea, mal di testa, contrazioni e può portare alla morte in pochi minuti, poiché agisce sui muscoli volontari bloccando la respirazione. Il Sarin è tristemente noto per l’attacco terroristico della setta giapponese alla metropolitana di Tokyo.
- Cloro: il Cloro è un elemento chimico esistente in natura in forma biatomica (Cl2) ed è un gas più pesante dell’aria (compone l’acido muriatico). Reagisce con violenza con molti composti organici ed è altamente tossico. Se a contatto con la pelle può causare gravissime ustioni, mentre l’inalazione può causare edema polmonare. L’esposizione per molto tempo può portare alla morte.
- Cianuro idrogenato: è un composto altamente tossico e infiammabile, può causare gravi irritazioni alla pelle e agli occhi, nonché alle vie respiratorie. Può portare al collasso cardiaco.
Questo è il principale panorama delle micidiali armi biologiche e chimiche che diversi Stati sono in grado di utilizzare in qualsiasi momento. Ma a questa lista, soprattutto per quanto riguarda le armi batteriologiche, da più parti si comincia ad avere il sospetto che occorra aggiungere molti altri agenti patogeni che da diversi anni a questa parte terrorizzano l’opinione pubblica.
Fondamentalmente l’attenzione dei commentatori, ma anche dei ricercatori più intraprendenti che indagano sui misteri e sui misfatti delle grandi potenze, ricade sulle origini di importanti virus e agenti patogeni che provocano malattie che stanno facendo la storia della nostra epoca: l’AIDS, la Mucca pazza, la polmonite atipica o SARS, solo per citarne alcune.
In particolare l’AIDS ha modificato, almeno in linea di principio, i costumi sessuali di milioni di giovani (e anche meno giovani). La Mucca pazza ha determinato per molto tempo una modifica nel regime alimentare di milioni di persone che, spaventate dai rischi che correvano, si sono affrettate ad incrementare il consumo di carni bianche, provocando una vera e propria crisi del settore bovino. E la SARS, anche se l’allarme sembra rientrato, ha spinto le autorità sanitarie e governative a sconsigliare viaggi turistici o anche per lavoro nei Paesi che sono stati coinvolti, come Cina e Canada, provocando la reazione delle autorità locali le quali si affrettavano ad affermare che il loro paese era sicuro.
Da dove vengono queste malattie, qual'è la loro origine effettiva?
Per quanto riguarda l’AIDS la sua storia inizia nel 1983 quando i Professori Montagnier e Gallo affermarono di aver isolato il virus dell’HIV che provocherebbe una sindrome da immunodeficienza acquisita. Gli studi ufficiali hanno permesso di capire che una volta entrato nel sangue, attraverso il contatto sessuale o lo scambio di siringhe infette, escludendo il passaggio tramite saliva, il virus comincia a riprodursi e determina l’indebolimento delle difese immunitarie dell’organismo che rischia entro pochi anni di essere colpito da gravissime affezioni che in una persona sana possono essere superate facilmente con una cura a base di antibiotici (per esempio una polmonite può essere grave ma con l’intervento medico immediato si guarisce nel giro di pochi giorni) mentre sono mortali nella persona colpita dall’immunodeficienza. Inoltre si sviluppano tumori che ovviamente lasciano poca speranza. Non esiste una cura per questo genere di sindrome ma solo delle terapie con farmaci costosissimi che bloccano, almeno temporaneamente, la riproduzione del virus, oltre a terapie di sostegno che allungano la vita. L’unica speranza per la guarigione è legata al vaccino che sembra richiedere ancora tempi lunghi.
Sulle origini del virus dell’AIDS si sono formulate diverse ipotesi; una di quelle che ha fatto più scalpore è che l’HIV provenga dal sangue delle scimmie e si sia trasmesso all’uomo a causa di esperimenti scientifici effettuati molto tempo fa, almeno negli anni ’20 del XX secolo. Una seconda ipotesi elaborata attribuisce la responsabilità della creazione del virus al governo americano che l’avrebbe sviluppato nell’ambito del programma militare di guerra batteriologica. Ovviamente sono ipotesi che non sono suffragate da prove convincenti per cui nessuna accusa specifica può essere fatta in merito. Tuttavia numerosi ricercatori, a partire dagli anni ’90, hanno costituito dei gruppi di ricerca per il riesame dell’ipotesi HIV = AIDS che potrebbe riservare delle sorprese in futuro.
Un mistero altrettanto difficile da risolvere è quello legato alla Mucca pazza.
Gli agenti patogeni delle encefalopatie spongiformi vengono ancora oggi definiti come "Agenti infettivi non convenzionali", in quanto la loro origine resta ancora parzialmente sconosciuta. Tali agenti patogeni presentano delle proprietà diverse da quelle degli agenti eziologici classici come virus, batteri e protozoi. È stato notato che in tali agenti patogeni manca qualsiasi tipo di acido nucleico (DNA o RNA) e che inoltre sono estremamente resistenti all’inattivazione chimico-fisica; ancora è stata notata l’assenza di qualsiasi reazione infiammatoria nei tessuti colpiti e di risposta immunitaria. Tra le ipotesi che sono state fatte, per comprendere l’origine di questo agente patogeno nuovo, quella più interessante fu formulata dal premio Nobel 1997 Prusiner che coniò il termine di "Prione". Attualmente i prioni vengono definiti come piccole particelle infettive di natura proteica resistenti a procedure che inattivano gli acidi nucleici e contenenti un’isoforma anormale di una proteina cellulare che ne è il costituente maggiore e necessario. Il prione è quindi costituito essenzialmente da una proteina modificata dell’ospite. Durante l’infezione la proteina subisce una modificazione configurazionale nella sua struttura spaziale in modo tale da trasformarsi in una forma che genera l’infezione. Infatti nella proteina cellulare lo scheletro si ripiega formando delle eliche, dette "Q-eliche", mentre quando si trasforma nella forma infettiva lo scheletro si distende formando dei "foglietti". Di conseguenza abbiamo il deposito di sostanza amiloide, che determina la degenerazione e la morte neuronale con la classica vacuolizzazione "a spugna" (da cui il termine spongiforme), che è alla base dell’insorgenza della malattia.
L’encefalopatia spongiforme colpisce gli animali e può colpire anche l’uomo, anche se vi è stata una certa confusione in merito negli ultimi anni a proposito dei casi di Mucca pazza.
Le encefalopatie che possono colpire l’uomo erano già note da tempo (la malattia di Creutzfeldt-Jakob, la sindrome di Gerstmann-Strussler-Scheinker, l’insonnia fatale famigliare ecc.) ma ciò che fu notato fu l’insorgere di una variante della encefalopatia spongiforme che colpiva persone di età media giovanile (fino a 29 anni) e che si discostava dal quadro clinico della forma classica.
L’ipotesi elaborata è che la trasmissione dagli animali all’uomo avvenga attraverso l’alimentazione. Fecero seguito tutte le polemiche roventi sull’uso di farine animali, con cui veniva nutrito il bestiame bovino, proveniente dalle carcasse degli animali infetti (ovini e caprini).
Ciò che dovrebbe impressionare in tutto questo, oltre ovviamente alla stupidità umana e alla follia che porta l’uomo sulla soglia dell’autodistruzione per il profitto, è l’origine sconosciuta della malattia. Nei libri di testo di Biologia si è sempre parlato di agenti patogeni scoperti dall’uomo con il progresso della scienza moderna, nei termini della classica ripartizione batteri, virus e protozoi. Ora ci troviamo di fronte al prione, come una particella o proteina infetta, che agisce nel modo descritto sopra provocando i risultati che sono sotto gli occhi di tutti.
Che cos’è tutto questo? È solo uno sviluppo tragico della natura o c’è qualcosa di anomalo? In tal caso tale anomalia può riguardare l’azione dell’Uomo che sta ottenendo risultati devastanti con la biogenetica e la biologia molecolare che possono sfuggirgli di mano?
Se è vero che l’uso delle farine animali ha rappresentato il mezzo di trasmissione dagli animali all’uomo, è pur vero che occorre ancora fare luce su quale sia l’origine della malattia e su cosa sia, fondamentalmente, il prione.
Alcune considerazioni devono essere fatte anche sulla misteriosa SARS.
Il termine sta per Sindrome Respiratoria Acuta Severa, ed è una forma di polmonite atipica provocata da un nuovo virus della famiglia dei "Coronavirus" (molti raffreddori comuni sono provocati dai Coronavirus).
Sembra che il virus in questione riesca a "sopravvivere" in condizioni avverse. Per esempio tracce di liquidi corporei trovate su maniglie delle porte di un appartamento contenevano ancora il virus attivo dopo 24 ore. Gli studiosi hanno comunque accertato che l’ipoclorito di sodio (la varichina) uccide il virus per cui si ha almeno la certezza di come decontaminare un’area locale infettata, ad esempio un appartamento.
Attualmente non esiste una cura per cui le persone colpite possono essere aiutate con una terapia sintomatica. Secondo le informazioni dell’Organizzazione mondiale della Sanità al mese di luglio 2003 sono stati registrati 8.439 casi con 812 decessi e sono stati coinvolti 28 Paesi anche se il 95% dei casi si sono registrati in Cina, Taiwan e Hong Kong.
I sintomi della polmonite sono dati da febbre alta oltre i 38°C, accompagnati da tosse, dispnea o difficoltà respiratorie e l’infezione si contrae stando a contatto con una persona infetta (per cui sono a rischio innanzitutto i familiari del paziente). Una persona che è stata a contatto con un malato o ha soggiornato in un paese in cui è possibile la trasmissione locale diventa caso sospetto se manifesta i sintomi entro 10 giorni.
Sono state elaborate diverse ipotesi sull’origine di questo nuovo Coronavirus ma gli studiosi sospettano che il passaggio dall’ambiente all’uomo possa essere avvenuto a causa degli scarafaggi che si spostano da una casa o da un appartamento all’altro. È bello sapere che siamo in balia degli scarafaggi; certo sarebbe una beffa pensare che la razza umana possa estinguersi a causa degli scarafaggi ma se pensiamo che la peste che ha colpito nel medioevo l’Europa, provocando 25 milioni di morti, era portata dai topi che trasportavano le pulci che contenevano il batterio, allora possiamo consolarci perché la storia potrebbe ripetersi.
A parte queste considerazioni ciò che impressiona di questa vicenda, oltre al bilancio tragico di vite umane coinvolte, è la presunta malafede delle autorità governative cinesi che sono state accusate di aver tenuto nascosta l’epidemia per almeno un anno prima che venisse divulgata la notizia a livello mondiale. Se ciò fosse vero ci chiediamo il perché di tutto questo. La paura di un improvviso isolamento economico internazionale può giustificare un simile comportamento, quando si sa perfettamente che sulle emergenze sanitarie le nazioni hanno sempre collaborato tra di loro? O c’è qualcosa di più profondo, che sfugge alla nostra comprensione e che deve essere tenuto nascosto.
Da dove proviene un virus così resistente, tanto da spaventare le autorità governative che si affrettano a tenere nascosta la notizia di un’epidemia? Possibile che siamo di fronte ai risultati di un esperimento di guerra batteriologica, sfuggito al controllo degli scienziati e dei militari?
Generalmente l’accusa che viene mossa a chi imbraccia questi ragionamenti è quella di volare con la fantasia e di voler fare del terrorismo psicologico, ma cerchiamo di guardare le cose serenamente, per capire cosa accade intorno a noi.
Dei primi di maggio è la notizia, divulgata da alcuni quotidiani (fonte Televideo RAI, del 4 maggio 2003) secondo cui speranze di una cura contro la SARS vengono dai ricercatori dei laboratori militari di Fort Detrick, nel Maryland, specializzati nello studio delle tecniche biologiche legate alla guerra batteriologica, i quali hanno scoperto che contro il Coronavirus agiscono due sostanze: l’interferon, che è una proteina naturale e gli inibitori della proteasi, già impiegati contro l’AIDS.
È interessante notare che questa notizia è passata letteralmente inosservata, ma in realtà è molto importante. Come possibile che alcune risposte scientifiche in merito a questa malattia provengano dai laboratori militari specializzati nella guerra batteriologica?
Possibile che tutti gli istituti di ricerca scientifica internazionali, con bilanci annuali di milioni di dollari, non riescano a raggiungere nessun risultato per cui occorra richiedere l’intervento delle istituzioni militari?
Se consideriamo che in passato, come risulta da documenti di intelligence parzialmente declassificati e pubblicati, sono stati eseguiti da diversi Stati degli esperimenti di guerra batteriologica tenuti segreti per molto tempo, non c’è da meravigliarsi che un tale atteggiamento possa essere continuato anche successivamente e fino ai giorni nostri.
In una democrazia compiuta un tale atteggiamento che metta a rischio la vita di migliaia di cittadini dovrebbe essere causa di dimissioni del governo, mentre generalmente queste notizie sono state divulgate soltanto dopo che l’amministrazione in questione aveva terminato il suo mandato. Ma, come sappiamo, la storia è fatta essenzialmente di inganni... sebbene per motivazioni di sicurezza nazionale.
di Giuseppe Badalucco
per Edicolaweb
fonte: edicolaweb.net
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