Tra geni, telomeri e staminali i progetti per catturare l’immortalità
Sconfiggere la morte è da sempre il sogno recondito dell’uomo, ma adesso la ricerca dell’immortalità sta uscendo dai libri di fantascienza per entrare nei laboratori dove si prova a trasformarla in realtà. Il tentativo sfrontato di sfidare le leggi della natura è diventato una tendenza così diffusa da finire sulle prima pagine dei media. Il settimanale «Newsweek» ha dedicato la copertina, intitolata «Never Say Die», ai miliardari che stanno investendo cifre enormi nella ricerca scientifica dedicata alla vita eterna. Ora Bloomberg Markets riserva la sua apertura a Bill Maris di Google, che ha l’incarico di spendere milioni di dollari per contrastare l’invecchiamento. Titolo: «Google Wants You to Live Forever», o almeno fino a 500 anni. Cosa c’è di credibile in queste imprese e quanto è fantasia?
L’obiettivo finale non è una novità. Dalla religione alla filosofia, passando per l’arte e la narrativa, gli uomini le hanno provate tutte per spiegare o aggirare la morte. Senza toccare temi sacri come la resurrezione di Cristo, «Newsweek» ricorda l’imperatore cinese Qin Shi Huang, che si uccise ingoiando pillole al mercurio che dovevano renderlo immortale, o Papa Innocenzo VIII, che perse la vita facendo trasfusioni con sangue di ragazzi, attraverso cui sperava di recuperare la giovinezza. Fino a poco fa l’orizzonte della fantascienza, oltre ai «cyborg», era soprattutto quello del «cryonics», ossia il congelamento dei corpi per tenerli in vita, fino a quando la scienza non avesse scoperto il modo di curare le loro malattie. Su questa base, ad esempio, James Halperin aveva immaginato il suo «First Immortal» nel 1998. Il protagonista, Benjamin Smith, subiva un attacco di cuore, ma non moriva. Veniva congelato e 83 anni dopo si risvegliava in un mondo completamente cambiato, dove la medicina e la clonazione avevano offerto a tutti l’opzione dell’immortalità.
Ora, secondo i visionari più ottimisti, stiamo entrando in questa fase. La scienza non deve più limitarsi a conservare in vita le persone congelandole, ma può già cominciare a combattere la morte per vincerla in maniera definitiva. Peter Thiel, il cofondatore di PayPal, sta pianificando di vivere almeno 120 anni, mentre il russo Dmitry Itskov punta a 10 mila anni. Larry Ellison di Oracle considera «incomprensibile» la nozione della propria fine e Sergey Brin di Google si è posto l’obiettivo di «curare la morte». A questo scopo, solo nell’anno in corso, Bill Maris avrà l’incarico di investire 425 milioni, attraverso «Google Ventures», soprattutto per finanziare studi contro l’invecchiamento.
Naturalmente, se i soldi bastassero ad acquistare l’immortalità, molti sarebbero già vivi da sempre. Il problema è capire, invece, se questi investimenti hanno qualche possibilità di restituire i risultati attesi dai loro gestori. La medicina, in particolare quella di precisione e personalizzata, sta facendo grandi progressi nella lotta a molte malattie, ma non ha ancora l’ambizione di garantire la vita eterna. Altri sono gli obiettivi di questi miliardari. Thiel ha dato 3,5 milioni alla Methuselah Foundation per un progetto che punta a riparare e rigenerare le cellule come si potrebbe fare con i pezzi di un’auto.
Brin ha lanciato il progetto Calico, che attraverso la collaborazione con la casa farmaceutica AbbVie sta cercando di produrre una medicina basata su Foxo 3, un gene collegato alla longevità. Maris ha il compito di estendere queste iniziative, allargandole ad altri centri promettenti che fanno studi per «curare la morte». La Ellison Medical Foundation sta facendo altrettanto, in collaborazione con la Glenn Foundation for Medical Research che lavora con università tipo Massachusetts Institute of Technology e Harvard University.
Tra i progetti più concreti, ad esempio, c’è quello che proprio un team di Harvard sta conducendo sulla proteina Gdf11, che avrebbe dimostrato una grande capacità nel ringiovanire il sangue dei topi, al punto di invertire il loro processo di invecchiamento. Attraverso la Ellison Foundation, invece, l’Anderson Cancer Center di Houston sta studiando i telomeri, le strutture che incapsulano i cromosomi, il cui decadimento sarebbe all’origine dell’invecchiamento e di molte malattie, come il cancro. Nel frattempo attraverso le cellule staminali siamo diventati capaci di «riprodurre» alcuni organi, che si cominciano anche a ricreare attraverso le stampanti 3D.
È difficile dire ora quale di questi progetti sia più credibile ed è probabile che le soluzioni più interessanti debbano ancora arrivare. Lo sforzo, però, è concreto e obbliga quanto meno ad immaginare come si trasformerebbe la nostra società, se la vita si allungasse davvero di così tanti anni. Se anche solo arrivassimo in media a 120 anni, il nostro diventerebbe un altro mondo.
L’obiettivo di queste ricerche, infatti, non è soltanto quello di farci sopravvivere, ma anche di mantenerci abbastanza giovani e in forma da poter continuare esistenze attive e normali. In attesa dell’immortalità, dovremo almeno rinunciare alla pensione.
Paolo Mastrolilli - fonte: lastampa.it
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