Lo studio, reso noto anche sul famoso Journal of Physic, con il titolo “Dna, wave and water”, evidenzia un’importante conclusione: in pratica alcune sequenze di Dna possono indurre segnali elettromagnetici di bassa frequenza in soluzioni acquose altamente diluite, che memorizzano alcune delle proprietà dello stesso Dna.
Grazie a queste scoperte – ha spiegato Montagnier - “si potranno sviluppare sistemi diagnostici finora mai progettati, basati sulla proprietà informativa dell'acqua biologica presente nel corpo umano. Malattie croniche, quindi, come Alzheimer, Parkinson, Sclerosi Multipla, Artrite Reumatoide, e le malattie virali, come HIV- AIDS, influenza A ed epatite C, informano l’acqua del nostro corpo (acqua biologica) della loro presenza, emettendo particolari segnali elettromagnetici che possono essere poi letti e decifrati”.
Un passo avanti fondamentale, quindi, per effettuare diagnosi preventive. Ma non è tutto: grazie a questi studi, si potrebbero avere importanti spunti e vantaggi anche nella terapia delle malattie; secondo gli scienziati, i segnali elettromagnetici contenuti nell’acqua sono riconducibili alla presenza di una sua memoria e intervenendo su questa si possono sperimentare ampie possibilità di trattamento e terapia.
Questo potrebbe effettivamente cambiare in meglio le condizioni di vita di molti pazienti, costretti- per combattere la malattia – ad assumere potenti farmaci salvavita che però hanno conseguenze ed effetti indesiderati.
Stando a queste scoperte quindi, si prospetta la nascita di una nuova generazione di farmaci a basso impatto, che si basano sul meccanismo e l’azione dell’acqua, che viene informata dal segnale elettromagnetico (scatenato dalle sostanze in essa disciolte a basse concentrazioni) e attivata attraverso alcune particolari tecnologie chimico-fisiche. Farmaci che curano senza portare conseguenze indesiderate.
Verdiana Amorosi
fonte: greenme.it
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