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Ufo nell'Arte? (immagini suggestive)

Intro - Viator - In una delle ultime puntate di 'Mistero' si è discusso con Vittorio Sgarbi di clipeologia, disciplina dedita allo studio di antiche opere pittoriche in cui alcuni artisti medievali e rinascimentali avrebbero ritratto e tramandato ai posteri una serie di misteriose epifanie ed avvistamenti riconducibili al fenomeno UFO


Madonna col Bambino e San Giovannino
Si tratta di immagini suggestive, la cui analisi induce l'osservatore a domandarsi se quei dipinti contengano le prove di una presenza aliena sulla Terra in epoche remote.

Non nego che - da perfetto incompetente in materia - la vista di tali apparenti 'incongruenze' all'interno di opere così antiche mi abbia indotto a considerare come plausibile la tesi ufologica, al punto da postare un lungo articolo al riguardo.

Dopo la pubblicazione dell'articolo, tuttavia, un lettore mi ha segnalato un saggio con cui la 'tesi ufologica' in ambito pittorico viene ridimensionata grazie ad una serie di spiegazioni illuminanti.

Sebbene personalmente sia tutt'altro che scettico riguardo la esistenza (ed ingerenza nei fatti umani) di entità non umane, in questo caso il debunking è motivato e condivisibile.

Per cui ho pensato di proporre una sintesi di quel saggio, così che chi legge possa crearsi una idea più consapevole del fenomeno UFO rapportato all'arte pittorica.

Si tenga presente che le delucidazioni fornite dall'autore restano confinate nell'ambito dell'arte medievale e rinascimentale, e non tengono in considerazione gli inspiegabili disegni raffigurati nei reperti preistorici denominati 'oopart', cioè 'out of place artifact' (v. correlati)

Quella che segue è una sintesi del saggio di Diego Cuoghi, la cui versione integrale può essere letta seguendo il link segnalato in coda al post.

Ringrazio Jacko per la segnalazione.

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ARTE E UFO?
No, grazie, solo arte per favore ...

di D. Cuoghi

Con la sigla U.F.O. si definisce un oggetto volante non identificato (Unidentified Flying Object).

Ovviamente se l'oggetto volante viene identificato non può più essere definito UFO. In queste pagine prenderò in esame una serie di "oggetti volanti" che secondo alcuni si troverebbero raffigurati in opere d'arte antica.

In molti libri, nelle sezioni di 'paleoastronautica' o 'clipeologia' di molti siti web, questi dipinti vengono portati come prove di avvistamenti di UFO nel passato. A un attento esame però queste opere si rivelano simili a moltissime altre dallo stesso soggetto, quindi non incongrue rispetto alla tradizione. In ultima analisi gli oggetti volanti risultano identificabili all'interno della iconografia cristiana medievale e rinascimentale.

Più o meno le immagini che vengono pubblicate sono sempre quelle; se una nuova figura viene inserita in un sito o in un libro si può stare sicuri che entro breve tempo la si vedrà comparire anche negli altri, spesso con gli stessi identici commenti.

Il sito più noto e citato è quello di Matthew Hurley, autore che di recente ha pubblicato il libro 'Alien Chronicles.' Uno dei libri italiani più recenti su questo argomento è invece Narrano Antiche Cronache, di Roberto Volterri. L’autore passa in rassegna decine di 'casi' invitando con insistenza i lettori a dare la caccia in libri, musei e pinacoteche, a 'elementi, dettagli, spunti che potrebbero suggerire anche interpretazioni ufologiche.'

Purtroppo il metodo seguito dai “cacciatori di UFO” è proprio questo, e non richiede assolutamente la minima conoscenza in campo storico-artistico.

Basta prendere un libro con riproduzioni d'arte, meglio se opere precedenti al secolo XVII, e cominciare a ricercare in tutti i quadri i particolari strani, soprattutto a forma lenticolare, ovvero di 'disco volante.' In questo modo non è difficile trovare elementi che a prima vista appaiono bizzarri e si può dichiarare questo o quell'oggetto incongruo rispetto all'ambiente o all'epoca dell'opera d'arte, e quindi sicuramente 'alieno' o 'non identificato.'

Nessuno di tali autori si preoccupa di documentarsi sul significato simbolico di quegli strani elementi nell'arte di quel periodo, così li prendono per raffigurazioni realistiche di oggetti volanti non identificati visti dal vero. Come se un autore del '400 italiano o un anonimo pittore di icone bizantine avessero davvero potuto inserire in un dipinto a soggetto religioso qualcosa di non 'canonico' e codificato.

Chi sceglieva i soggetti e controllava puntigliosamente la loro esecuzione era infatti la committenza (in molti di questi casi istituzioni religiose) che mai avrebbe permesso all'autore di rappresentare altro da ciò che era stato in precedenza concordato con precisi contratti, soprattutto nel caso di soggetti sacri che dovevano rispettare regole e dogmi ben definiti.

Chi sostiene le teorie sugli UFO nell'arte rinascimentale probabilmente si immagina quell'epoca come misteriosa e lontana, e vede i dipinti come uniche testimonianze criptiche delle esperienze o dell'immaginario personale degli artisti, liberi di esprimersi come meglio pareva loro. Esistono però archivi storici pieni di documenti ben noti, di pugno di questi pittori o scultori e dei loro committenti: lettere, diari, fatture, inventari, contratti, suppliche, ingiunzioni, resoconti, note spese... e sono questi documenti che testimoniano cosa e come veniva dipinto e per chi. E tra i motivi non c'erano certo i rovelli esistenziali o le esperienze concrete della vita che siamo abituati a immaginare oggi come fonte di ispirazione degli artisti.

In queste pagine elencherò alcune di tali opere d'arte, tratte da molti siti web ufologici italiani ed esteri, e cercherò di spiegare in modo semplice quali sono il soggetto e il significato. Lo scopo è quello di dare una risposta decisa a chi pubblica in maniera superficiale immagini d'arte antica e relativi commenti come si trattasse di figurine scambiate, riciclandole e copiandole l'uno dall'altro senza alcun approfondimento né verifica.

PRIMA PARTE

PAOLO UCCELLO, LA TEBAIDE
(Gallerie Dell'Accademia, Firenze)


L'immagine qui sopra, pubblicata in molti siti web, riproduce malamente un particolare del dipinto intitolato 'Scene di vita eremitica', detto anche 'La Tebaide', di Paolo Uccello:


Il dipinto rappresenta diverse scene di vita monastica: in basso a sinistra la Vergine appare a San Bernardo; sopra un gruppo di monaci si flagellano davanti al crocifisso; al centro, in una grande grotta, è raffigurato San Gerolamo in preghiera davanti a un altro crocifisso, mentre in alto san Francesco inginocchiato riceve le stimmate. Nella zona in basso a destra forse è raffigurata la predicazione di San Romualdo.

Secondo certe ipotesi ufologiche quell'oggetto rosso nella grotta al centro, a destra della croce, sarebbe un disco volante: «Nell’opera pittorica di Paolo Uccello conosciuta come "La Tebaide", esposta presso l’Accademia di Firenze, si osserva un oggetto di forma discoidale, con tanto di cupola, di color rosso dipinto su un fondo scuro. Chiaramente visibile l’effetto del movimento dato dall’artista con piccole pennellate di colore; si ha l’impressione che l’oggetto compia una repentina virata caratteristica di corpi volanti noti con la sigla di UFO.» (testo di Mauro Paoletti tratto da Edicolaweb)

In un recente articolo di Daniela Giordano, intitolato Do UFOs Exists in the History of Arts? troviamo più o meno la stessa descrizione, in cui si afferma che Paolo Uccello: «illustrates the motion of the object with some semicircular swirl, as if to indicate a turning – something similar to the manner in which motion is represented in the comics. Moreover, the mordant effect of the color used (red) by the Aretinian artist makes one think that he wished to underline the possible incandescence of the object.»

L'artista quattrocentesco, secondo Daniela Giordano, avrebbe dipinto scie semicircolari per indicare una virata, nello stesso modo in cui il movimento viene rappresentato oggi nei fumetti. Inoltre Paolo Uccello avrebbe usato il rosso per descrivere l'incandescenza dell'oggetto volante.

Anche Carlo Sabadin, in una pagina di MOSAC, pur ammettendo che quell'oggetto possa essere quello che sembra, ovvero un copricapo da cardinale, si chiede perché mai l'artista avrebbe dovuto collocare sul Golgota un cappello con una "strana scia". Ma soprattutto conclude l'articolo rivendicando il diritto di interpretare a proprio piacimento le opere d'arte: «Purtroppo cosa intendessero rappresentare effettivamente gli autori di opere pittoriche come Paolo Uccello, Piero della Francesca, Filippo Lippi, Masolino da Panicale, o Ventura Salimbeni e molti altri, non saremo mai dati a saperlo (...). Quindi ognuno di noi può essere libero di interpretare come meglio crede questi particolari "anomali", con buona pace di chi non ci vede nulla di "ufologico".»

A questo punto non ci resta che osservare meglio il 'particolare anomalo.'
L'ingrandimento pubblicato in tante pagine web mostra un fondo scuro e quasi uniforme, invece se si osserva una riproduzione migliore si vede che il personaggio inginocchiato si trova dentro a una grotta e che lo 'strano oggetto' è appoggiato in terra sotto il crocifisso, ed è molto più piccolo dell'animale.


Chiunque conosca un minimo la storia dell'arte riconoscerà in quell'oggetto un cappello da cardinale (si vedono bene i cordoni con i fiocchi), infatti il personaggio inginocchiato è San Gerolamo (o Girolamo) che, si racconta, divenne eremita dopo aver rinunciato alla carica ecclesiastica:

«In uno tra i più diffusi moduli iconografici, Gerolamo nel deserto si percuote il petto con una pietra, inginocchiato di fronte a un crocifisso o immerso nella lettura delle Sacre Scritture a scoprire la sequenza della graduale rivelazione divina e del suo compimento in Cristo.

La deposizione della veste purpurea è simbolo dell'abbandono della vita togata, piena di onori e soddisfazioni intellettuali, ma piena anche di tronfia vanagloria e di farisaica convinzione di superiorità culturale e morale ».
(http://www.cini.it/palazzocini/testi/ferrar/gero.html)

« La sua iconografia diventa molto comune soprattutto tra il XV e il XVII secolo. Egli è raffigurato anziano, con la barba e i capelli bianchi, con accanto il cappello cardinalizio; è accompagnato dal leone al quale secondo il racconto popolare il santo ha estratto una spina dalla zampa.

Oltre a specifici momenti della sua vita (san Gerolamo nel deserto, fustigato dagli angeli, mentre viene tentato o ha le visioni, le sue avventure con il leone, mentre traduce, l’ultima comunione, i suoi miracoli) la sua figura è riconducibile soprattutto a tre tipologie. Come penitente vestito di pelli o cenci, è inginocchiato davanti a un crocifisso e si batte il petto con un sasso; accanto a lui possono esserci la clessidra e il teschio, simboli del tempo che fugge e conduce alla morte. Come erudito siede nel suo studio, intento a scrivere o leggere, circondato dagli strumenti del sapere. Come dottore della Chiesa è invece raffigurato in piedi, con il vestito rosso da cardinale, titolo che all’epoca in realtà non esisteva ma che gli è attribuito in ricordo del suo lavoro presso il papa ».
(http://www.thanatos.it/cultura/personaggi/san_girolamo.htm adattamento dal capitolo su Girolamo del "Dizionario dei soggetti e dei simboli nell'arte" di James Hall)

Ecco la stessa scena nella versione di Pietro Vannucci, detto il Perugino, e in quella di Albrecht Bouts:


La scena rappresentata, con il santo che si percuote il petto con una pietra, non si svolge sul Golgota (la collina dove secondo i vangeli avvenne la crocifissione), ma più semplicemente davanti ad un crocifisso di legno. Il leone vicino al santo ricorda la leggenda secondo la quale Gerolamo avrebbe salvato e addomesticato la belva togliendole una spina da una zampa. Ma il leone è anche il simbolo dell'evangelista San Marco e della Repubblica di Venezia, infatti si raccontava che San Gerolamo fosse nato in Dalmazia. Nonostante ciò diversi siti web a carattere ufologico riportano un articolo di Umberto Telarico pubblicato da "Notiziario UFO" (n. 8, 1996) in cui l'animale è descritto come un "cagnolino".

Ecco una piccola galleria di altri dipinti che raffigurano San Gerolamo. Nella prima immagine lo vediamo in vesti da cardinale, con il cappello rosso in testa. Nella seconda San Gerolamo è raffigurato nelle due vesti: cardinale a sinistra ed eremita, con il cappello gettato a terra, a destra:


In molte altre invece San Gerolamo è raffigurato come eremita, in preghiera davanti alla croce, con il cappello rosso in terra.


Conclusioni:
Nel dipinto di Paolo Uccello chiamato "La Tebaide" non ci sono UFO. Quell'oggetto rosso vicino all'uomo in preghiera è il cappello da cardinale di San Gerolamo.

CARLO CRIVELLI, Annunciazione
(National Gallery, London)


Gli autori di molti siti ufologici si stupiscono di fronte a questa Annunciazione di Carlo Crivelli, ma non per motivi artistici, per la bellezza dell'opera, la perfezione dei dettagli, lo studio prospettico... Trovano strano che in questa Annunciazione ci sia un raggio che scende dal cielo e va a colpire la Madonna e sostengono che quel raggio parte da un oggetto volante non identificato di forma discoidale che si trova tra le nubi. Tutte le riproduzioni del particolare del cerchio di nubi nel cielo sono orrende, sfocate, indecifrabili. Nessuno sembra aver cercato una riproduzione migliore, quasi sempre si limitano a pubblicare questa:


In una pagina web intitolata Ufo nell'Arte e nel passato si legge che questo dipinto, uno dei più conosciuti di Carlo Crivelli e pubblicato in tutti i libri su questo artista e in quelli sulla National Gallery, sarebbe «un quadro difficilmente individuabile sia nei libri di storia dell'arte sia nelle gallerie. (...) Un'immagine molto suggestiva, enigmatica la cui spiegazione risiede nel profondo della coscienza del pittore che probabilmente la vide e la scambiò per un segno divino, decidendo di immortalarla in uno dei suoi quadri, proprio a sfondo religioso».

In un altro commento, tratto da un diverso sito web intitolato Gli UFO del Crivelli, si afferma che l'oggetto nel cielo assomiglierebbe a un UFO avvistato in Veneto nel 1999: «Ad attrarre la nostra curiosità è però la particolarità del corpo nuvoloso: questo appare quasi solido, con una struttura circolare e decisamente diverso dalle nubi circostanti. Potrebbe trattarsi solamente del cerchio solare (emanazione diretta dell’energia divina) oppure di un oggetto visto realmente dal Crivelli e da lui qui rappresentato. A riprova di questa seconda ipotesi colpisce proprio la ‘solidità’ dell’oggetto, che non è un’entità astratta; inoltre non si può non riconoscere la somiglianza della ‘nube’ con un UFO recentemente avvistato nel gennaio 1999 in Veneto. Al lettore giudicare.»

Non diverso il commento di Roberto Volterri in Narrano Antiche Cronache: «L'oggetto volante (perché di questo si tratta e non di una entità astratta, che non siamo in grado di identificare) potrebbe essere stato direttamente avvistato dal Crivelli, oppure potrebbe averne letto in 'antiche cronache' o potrebbe averne sentito parlare da conoscenti, riportando un fatto realmente accaduto con il mezzo a lui più familiare: la pittura!».

Possibile che chi pubblica queste cose non sia mai entrato in un museo? Se lo avesse fatto avrebbe visto una quantità di Annunciazioni in cui un raggio scende dal cielo a colpire la Madonna, perchè questo è il modo in cui, non solo nel dipinto di Crivelli, veniva rappresentata questa scena tratta dal vangelo di Luca. In molti dipinti il raggio passa attraverso una finestra chiusa, o un muro, a simboleggiare la verginità della Madonna. Lo stesso significato ha il giardino cinto da un muro (hortus conclusus), simbolo di castità, che spesso si vede sullo sfondo. Osservando poi con attenzione L'Annunciazione di Crivelli si vede che l'oggetto nel cielo, da cui partono i raggi, è formato da un cerchio di nubi al cui interno stanno due cerchi di piccoli angeli.

Crivelli annunciazione dettaglio
Si tratta di una rappresentazione della divinità molto diffusa, visibile in moltissime opere d'arte sacra. Ecco lo stesso particolare in una Annunciazione di Luca Signorelli:

Signorelli, annunciazione
Qui vediamo la cupola del Duomo di Parma affrescata dal Correggio, e una Madonna con Bambino di Lorenzo Lotto:

Anche Gustave Doré, alla metà dell' 800, riprende il tema del vortice di angeli tra le nubi, in questa illustrazione per il canto XXXI del Paradiso di Dante:

dante paradiso illustrazione
ma guarda i cerchi infino al più remoto,
tanto che veggi seder la regina
cui questo regno è suddito e devoto».
Io levai li occhi; e come da mattina
la parte oriental de l'orizzonte
soverchia quella dove 'l sol declina,

così, quasi di valle andando a monte
con li occhi, vidi parte ne lo stremo
vincer di lume tutta l'altra fronte.

E come quivi ove s'aspetta il temo
che mal guidò Fetonte, più s'infiamma,
e quinci e quindi il lume si fa scemo,

così quella pacifica oriafiamma
nel mezzo s'avvivava, e d'ogne parte
per igual modo allentava la fiamma;

e a quel mezzo, con le penne sparte,
vid'io più di mille angeli festanti,
ciascun distinto di fulgore e d'arte.

Alcune annunciazioni con disco di nubi, angeli e raggi:


Una serie di annunciazioni bizantine con i raggi che scendono dal cielo, partendo da una forma astratta che rappresenta la divinità:


«La colomba dello Spirito Santo scende solitamente lungo un fascio di luce che termina sul capo o sul seno di Maria. In cielo, fonte di quella luce, può apparire Dio Padre. L'immagine nel suo complesso rappresenta il concepimento di Gesù in seno alla Madonna, ovvero la sua incarnazione attraverso lo Spirito Santo disceso dal cielo. (...) Anche i raggi di luce che penetrano attraverso il vetro della finestra sono un simbolo di verginità. (...) Possono inoltre trovare posto nella composizione un giardino cinto da un muro, il cosiddetto Hortus Conclusus, e/o una torre, entrambi simboli della castità di Maria » (J. Hall in "Dizionario dei soggetti e dei simboli nell'Arte" )

Conclusioni:
Nel dipinto di Carlo Crivelli intitolato "L'Annunciazione" non ci sono UFO. Il raggio che colpisce la Madonna che ascolta le parole dell'Angelo parte da due cerchi di piccoli angeli all'interno di un cerchio di nubi. Questo tipo di raffigurazione della Grazia di Dio compare in moltissime altre opere d'arte medievale e rinascimentale, ma soprattutto nella maggior parte delle Annunciazioni e dei Battesimi di Cristo.

SECONDA PARTE

CROCIFISSIONE
(Monastero di Visoki Decani, Kosovo)
(immagini gentilmente concesse da BLAGO - http://www.srpskoblago.org)


Ci troviamo di fronte a uno dei casi più clamorosi, tra quelli pubblicati in molti siti ufologici, di fraintendimento del significato di un'opera d'arte, perchè solo chi non conosce la simbologia artistica dell'epoca può arrivare a sostenere che vi sono elementi misteriosi e incongrui.

Questa Crocifissione, dipinta nei primi decenni del XIV secolo, si trova nel terzo livello della cupola nel Monastero di Visoki Decani in Kosovo, ed è tra le opere più citate nei siti di clipeologia. Gli UFO sarebbero i due strani oggetti ai lati della croce, che vediamo ingranditi:


In questo caso gli autori di quei siti sostengono che si tratterebbe di due astronavi con equipaggio, come possiamo leggere nelle pagine di Edicolaweb: «Jugoslavia, monastero di Visoki Decani, affresco della prima metà del XIV secolo. Si notano ai due angoli superiori, due capsule spaziali pilotate».

In particolare Mauro Paoletti, nell'articolo intitolato Il fenomeno ufologico nell'arte si spinge fino a dire che "Nel 1335, nella porzione di cielo di un affresco nel monastero dei Decani, Kosovo-Metohija, ex Jugoslavia, furono riprodotti due oggetti aerei, con una persona all'interno, che si inseguono sopra la scena che riproduce una Crocifissione. Gli affreschi sono rimasti sconosciuti fino al 1964, quando vennero fotografati con un teleobiettivo, dato che le immagini sono situate a circa quindici metri da terra. L’autore delle foto, Aleksander Paunovich, analizzandole, scorse due oggetti "aerei". Nel primo, un uomo sembra pilotare l’oggetto, mentre rivolto all’indietro controlla la traiettoria del "velivolo" che segue. Nel secondo, si può osservare un essere che non presenta sembianze umane e tiene un oggetto fra le mani.

Gli angeli, raffigurati a contorno della scena, vigilano il volo degli oggetti e tengono gli occhi chiusi e le mani sulle orecchie nell’atto di tapparle, come non volessero restare abbagliati o sordi. "

La storia, dopo essere stata pubblicata nella rivista jugoslava "Lumière" nel 1964, arrivò in Europa occidentale in un articolo pubblicato nel 1967 da Spoutnik, una rivista di cultura russa stampata in Francia. Nello stesso articolo, firmato da Viatcheslaw Zaitsev, si parlava anche del cosiddetto "astronauta di Fergana" e di altri "visitatori del cosmo" che l'autore credeva di individuare in antiche opere d'arte (anche Gesù, secondo Zaitsev, sarebbe stato un cosmonauta!).

Ma la Crocifissione di Decani non contiene particolari "spaziali", segue invece un modello iconografico tradizionale molto diffuso nel medioevo. In particolare un'opera d'arte che nella composizione ricorda questa Crocifissione è la Deposizione dalla Croce di Benedetto Antelami, che si trova nel Duomo di Parma


Alle estremità della composizione, nella stessa posizione dell'affresco di Decani, sono raffigurati con aspetto umano il Sole e la Luna, testimoni della Crocifissione. In entrambe le opere d'arte i personaggi che rappresentano il Sole e la Luna guardano verso la Croce che si trova al centro della composizione.

Il Sole e la Luna rappresentati come personaggi dalle fattezze umane sono visibili in molte crocifissioni in stile bizantino-ortodosso

Qui vediamo un particolare della rilegatura di un antico Evangelario (Tesoro di San Clemente d'Ochrida, sec XIV) e un particolare della crocifissione dipinta da Teophanes il Cretese in un monastero del Monte Athos:


dal "Dizionario dei soggetti e dei simboli nell'arte" di James Hall:

«Il sole e la luna ai due lati della croce sono elemento ricorrente nelle crocifissioni medievali. Essi sopravvissero fino al primo Rinascimento, ma sono rari dopo il XV secolo. La loro origine è antica. Sole e luna erano presenti nell'iconografia delle divinità solari della Persia e della Grecia, e tale consuetudine si mantenne in epoca romana sulle monete recanti le effigi degli imperatori. Sembra che questa convenzione iconografica sia riuscita a penetrare nell'arte cristiana primitiva tramite la festività del Natale, sovrappostasi a una festa pagana che celebrava la rinascita del sole. Molto tempo prima delle più antiche raffigurazioni della Crocifissione, il sole e la luna comparivano in altri temi cristiani: il Battesimo, il Buon Pastore e la Maestà di Cristo.

Quando si iniziò a raffigurare il Cristo in croce parve che un appropriato inserimento dei due simboli fosse già ratificato dalle scritture e dai teologi. I vangeli sinottici raccontano che verso mezzogiorno si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. L'eclisse poteva essere semplicemente un segno del lutto dei cieli per la morte del Redentore; ma più specificatamente, secondo Agostino, il sole e la luna rivelavano il rapporto di prefigurazione che unisce i due Testamenti: l'Antico (la luna) si poteva comprendere solo alla luce del Nuovo (il sole). Negli esempi medievali, il sole e la luna possono essere rappresentati secondo la tipologia antica: il sole come figura maschile che guida una quadriga, la luna come figura femminile che conduce un carro di buoi, ciascuno in un disco circolare. Oppure il sole è rappresentato semplicemente da un busto maschile con un alone luminoso, e la luna da un busto femminile con il crescente lunare che contraddistingue Diana. Più tardi si riducono a due semplici dischi (in quello della luna può essere inscritto il crescente lunare) e a volte sono sorretti da angeli. Il sole compare alla destra di Cristo, la luna alla sua sinistra.»

Spesso il Sole e la Luna venivano rappresentati come personaggi dalle fattezze umane alla guida di carri trainati rispettivamente da cavalli e da buoi, come in questo bassorilievo in avorio che fa parte della rilegatura del "Libro delle Pericopi di Enrico II" del XI secolo (Monaco, Bayerische Staatsbibliothek):



Conclusioni:

Nella Crocifissione di Decani non ci sono UFO. I due oggetti ai lati della croce sono il Sole e la Luna, rappresentati in maniera antropomorfa come in moltissime scene che raffigurano la Crocifissione in ambiente bizantino ortodosso.

TERZA PARTE

"BATTESIMO DI CRISTO" di Aert De Gelder
(Fitzwilliam Museum, Cambridge)


Anche nel caso di questo "Battesimo di Cristo" di Aert de Gelder è davvero difficile comprendere cosa possa aver spinto gli autori di certi siti ufologici a sostenere che nel dipinto sarebbe rappresentato un oggetto volante non identificato. Oltretutto nessuno fornisce mai un ingrandimento decente del quadro che viene sempre riprodotto in piccole dimensioni.


«Da quello che appare come un disco si dipartono ben quattro raggi luminosi che rischiarano il terreno intorno al Battista e al Cristo», così leggo nella pagina di Edicolaweb. Quindi la stranezza non sarebbe solo il disco ma anche il fatto da questo partono dei raggi.

Il quadro rappresenta il "Battesimo di Cristo" perciò possiamo confrontarlo con tanti altri che rappresentano la stessa scena descritta nei Vangeli. In tutte le quattro versioni assistiamo all'intervento di Dio nella scena del Battesimo:

«E, uscendo dall`acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba. E si sentì una voce dal cielo: "Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto" » (Mc, 1,10)

«Appena battezzato Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. Ed ecco una voce dal cielo che disse: Questi è il mio figlio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto.» (Mt. 3,16)

«Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba, e vi fu un voce dal cielo: Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto.» (Lc. 3,21)

«Ho visto lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui.» (Gv. 1,33)

Lo Spirito Santo in forma di colomba è spesso raffigurato all'interno di un cerchio luminoso dal quale partono i raggi che simboleggiano la Grazia divina. Qui vediamo la classica rappresentazione della terza persona della Trinità, tratta da "La Disputa del Sacramento"di Raffaello e dal Battesimo di Cristo del Perugino:


Non è difficile immaginare come mai in tante culture, in tante religioni, si rappresenta la divinità all'interno di un disco luminoso. Le prime divinità sono state il Sole e la Luna, che appaiono come dischi luminosi che dominano rispettivamente il giorno e la notte. Un esempio può essere il dio Aton, imposto da Amenofi IV (il faraone "eretico" che assunse il nome di Ekhnaton), che veniva rappresentato nella forma di disco solare dal quale uscivano i raggi luminosi

Anche nel dipinto di De Gelder al centro del cerchio di luce vi è una piccola colomba, ovvero lo Spirito Santo:


Nel catalogo del Fitzwilliam Museum, curato da H. Gerson e J.W. Goodison infatti si legge: «In the foreground of a hilly landscape, Christ is baptised by St. John, amid a circle of onlookers. The two figures are brilliantly lit by rays from the Dove high above, against general darkness...» (Sullo sfondo di un paesaggio collinare, Gesù è battezzato da Giovanni, tra un cerchio di spettatori. Le due figure sono illuminate dai raggi provenienti dalla Colomba in alto sopra di loro, in una generale oscurità ...)

Conclusioni:

Nel dipinto di Aert De Gelder intitolato "Battesimo di Cristo" non ci sono UFO. Il disco luminoso nel cielo è simile a tanti altri, che compaiono in moltissimi "Battesimi di Cristo", al cui interno è raffigurata la colomba simbolo della terza persona della Trinità. Nel catalogo del Fitzwilliam Museum infatti il dipinto viene descritto così: "Sullo sfondo di un paesaggio collinare, Gesù è battezzato da Giovanni, tra un cerchio di spettatori. Le due figure sono illuminate dai raggi provenienti dalla Colomba in alto sopra di loro, in una generale oscurità ...".
"ANNALES LAURISSENSES"


Matthew Hurley, autore del sito Ufoartwork.com descrive questo personaggio come un crociato (crusader) e afferma che l'immagine sarebbe tratta dagli Annales Laurissenses, ovvero gli Annales Regni Francorum. Il fatto narrato sarebbe l'avvistamento di un UFO nell'anno 776, durante l'assedio del castello di Sigiburg nel regno dei Franchi (oggi in Germania). La stessa immagine è stata ripresa in moltissimi altri siti di argomento ufologico, e di recente è comparsa anche in un articolo di Daniela Giordano intitolato Do UFOs exists in the History of Arts?

A parte il fatto che è molto difficile che nel 776 potessero esistere dei Crociati, la prima crociata infatti venne indetta nel 1095, questa immagine moderna è stata tratta da un particolare del pannello frontale dell Altare di Mosoll, una tavola in legno dipinta con rilievi in stucco del XIII secolo (esposta al Museo Nacional de Arte de Cataluña di Barcellona) che raffigura di uno dei Re Magi mentre indica la stella della Natività.


QUARTA PARTE

"MADONNA CON BAMBINO E SAN GIOVANNINO"
Attribuita a Sebastiano Mainardi o a Jacopo del Sellaio
(Firenze, Musei di Palazzo Vecchio, Sala di Ercole)

madonna con bambino, ufo
 La Madonna con Bambino e San Giovannino, esposta nella Sala di Ercole a Palazzo Vecchio a Firenze, è stata oggetto di diverse attribuzioni. Il cartellino del Museo dice Jacopo del Sellaio, ma nella scheda del catalogo (numero 00292620) si legge che il dipinto è attribuibile piuttosto a Sebastiano Mainardi (1466-1513), pittore della cerchia del Ghirlandaio attivo a Firenze alla fine del '400. Si aggiunge che vi sono evidenti somiglianze con opere di Lorenzo di Credi, soprattutto nella figura della Madonna. Uno studio recente di Alberto Lenza (2007) propone come autore il "Maestro del Tondo Miller", da alcuni identificato nel figlio di Jacopo del Sellaio, Arcangelo.

È questo il dipinto che più ha fatto discutere gli ufologi, che vedono nella scena in alto a destra, dietro le spalle della Madonna, la testimonianza di un "incontro ravvicinato" con un oggetto volante non identificato. Nella scena in questione vediamo un personaggio che, con una mano sulla fronte, guarda verso una apparizione nel cielo. Con lui è un cane e anche l'animale guarda verso lo strano oggetto.

In un articolo di Daniele Bedini, pubblicato in Notiziario UFO - n. 7 (Luglio - Agosto 1996) si legge: «si rileva chiaramente la presenza di un oggetto aereo, color grigio piombo, inclinato sulla sinistra e dotato di una "cupola" o "torretta", apparentemente identificabile come un mezzo volante di forma ovoidale in movimento.»


Ma questa non è la sola particolarità del dipinto, in alto a sinistra vediamo infatti la Stella della Natività accompagnata da altre tre piccole stelle o fiammelle.Un particolare molto simile è presente nella Madonna del Libro (1480) di Sandro Botticelli.


Questi particolari, "tre stelle" e "nube luminosa" ci fanno capire che questo dipinto si rifà ad un modo austero e rigoroso di intendere non solo i soggetti sacri ma tutta la vita cittadina che era stato predicato da Fra Girolamo Savonarola, proprio nella Firenze della fine del XV secolo.

Dopo la cacciata dei Medici a Firenze venne instaurata la Repubblica, che Savonarola orientò in modo teocratico, esercitando una ferrea sorveglianza (oggi potremmo fare un paragone riferendoci ai fondamentalisti islamici della Repubblica iraniana di Khomeini) ed arrivando perfino ai pubblici "roghi delle vanità" del 1496-97, quando vennero raccolti e bruciati in piazza carte da gioco, dadi, acconciature, ornamenti, libri considerati osceni, fino ai quadri e agli oggetti preziosi.

La predicazione di Savonarola influenzò moltissimo le opere d'arte di quel periodo, e diversi artisti, come ad esempio Sandro Botticelli, arrivarono a rinnegare le commistioni cristiano-pagane di tante opere precedenti ispirate ai concetti del neoplatonismo, per dipingere soggetti mistici in uno stile più "puro", ma anche più rigido, arcaico e didascalico.

La simbologia religiosa presente in questa Madonna si rifà quindi a una iconografia più antica, che nella Firenze dell'umanesimo e del neoplatonismo si era perduta. Le tre stelle ad esempio sono visibili in dipinti del secolo precedente, ma soprattutto nelle icone bizantine della Madonna. Si trovano raffigurate spesso nel velo (sulle spalle e sulla fronte); altre volte vengono sostituite da tre raggi, ma in tutti i casi sono un simbolo della triplice verginità della Madonna, prima, durante e dopo il parto. Le tre stelle, col medesimo significato, si ritrovano anche nello stemma dell'ordine degli Oratoriani di San Filippo Neri (Filippini), particolarmente devoti alla Madonna.

Torniamo al particolare precedente, quello interpretato come ufologico. In moltissime altre "Natività" del '400 e del '500 troviamo una scena simile. Si tratta dell'annuncio ai pastori, narrato nel vangelo di Luca:

«C`erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l`angelo disse loro: Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore...»

Ecco la scena dell'annuncio ai pastori come appare sullo sfondo di una Natività di Vincenzo Foppa conservata al Detroit Institute of Arts:


L'angelo esce da una nube scura al cui interno brillano raggi dorati, e, proprio come nel dipinto di Palazzo Vecchio, viene osservato da un pastore che tiene la mano sulla fronte e da un altro seduto vicino al gregge:


 Possiamo vedere questa stessa scena, rappresentata in modi molto simili a quello della Madonna con Bambino di Palazzo Vecchio, in molti altri dipinti che hanno come soggetto la Natività o l'Adorazione del Bambino: Pinturicchio, Vincenzo Foppa, Giovanni Di Paolo, Amico Aspertini, Lorenzo Di Credi, Agnolo Bronzino, Antoniazzo Romano, Maestro della predella, Bernardino Luini, Bernardino Fasolo, Domenico Ghirlandaio, Hugo Van Der Goes.

Questi sono solo pochi esempi tratti da decine di dipinti che hanno come soggetto la Natività. In tutti riconosciamo chiaramente l'Angelo e vediamo che quasi sempre uno dei pastori tiene la mano sulla fronte, come a proteggere gli occhi dalla luce della "Gloria di Dio" a cui fa riferimento il passo del vangelo. Spesso compare anche il cane che guarda verso l'apparizione. In molti casi l'Angelo esce da una nube circondata da luce o, nei dipinti più antichi, di raggi dorati.

Anche in questo particolare tratto da un'altra Natività di Domenico Ghirlandaio vediamo sia l'angelo che la nube luminosa (ed è curioso notare come, perfino riferendosi a questo dipinto, ci sia chi individua un UFO in quella figura nel cielo:
http://www.teegeeack.com/alien-ufo-secret-ufo-video-photo.html ):


Nell'immagine seguente, tratta da un Libro di Preghiere degli Sforza datato intorno al 1500, ritroviamo la nube luminosa (al cui interno si riconoscono molti angeli) che sovrasta la scena della Natività:


Il dipinto più interessante è però una Natività di Lorenzo Monaco (1409) conservato al Metropolitan Museum di New York. Sopra la Madonna compare una nube circondata da raggi dorati molto simile a quella del tondo di Palazzo Vecchio, mentre l'Angelo, sbucando da un'altra nube luminosa, fa l'annuncio ai pastori:


Frammenti di un rivestimento in foglia d'oro zecchino sono ancora visibili nella nube del tondo di Palazzo Vecchio, ed è possibile che in origine anche questa presentasse una doratura che la copriva interamente.


Possiamo così identificare nella Madonna con Bambino e San Giovannino esposta a Palazzo Vecchio la nube luminosa che è presente anche nel dipinto di Lorenzo Monaco, e la scena dell'annuncio ai pastori descritta nel vangelo di Luca. Ma in quel racconto della natività non si parla di nubi luminose, da dove deriva allora questo particolare?

Nell'arte sacra rinascimentale non venivano rappresentate solo scene tratte dai quattro vangeli canonici. Molto spesso si ricorreva anche a testi devozionali più recenti, pieni di personaggi e vicende di gusto più popolare e narrativo. Le tante scene che raffigurano la Presentazione di Maria al Tempio o lo Sposalizio della Vergine (dipinti da Giotto), l'incontro tra Gesù e San Giovanni Battista durante la fuga in Egitto (dipinto da Leonardo nella Vergine delle Rocce) derivano da racconti estranei ai vangeli di Marco, Matteo, Luca e Giovanni.

I pittori e i loro committenti, che sceglievano i soggetti, molto spesso mescolavano racconti tratti da testi diversi, come ad esempio la Legenda Aurea di Jacopo da Varazze, la Meditatione Vitae Christi di Giovanni De Cauli, o i molti vangeli apocrifi. La stessa presenza del bue e dell'asino, che pure vediamo in quasi tutte le natività, non è narrata dai vangeli canonici ma dall'apocrifo Pseudo-Matteo, uno dei testi più diffusi e utilizzati come fonte di soggetti dagli artisti di quell'epoca. Quel vangelo però a sua volta derivava dal Protovangelo di Giacomo, conosciuto solo in lingua greca fino alla traduzione latina di Guillaume Postel della metà del sec. XVI.

Ai racconti contenuti in questi testi Giotto si ispirò per le storie dell'infanzia di Maria della Cappella degli Scrovegni. Proprio nel Protovangelo di Giacomo troviamo una descrizione della natività in cui non compaiono angeli ma una "nube luminosa", come in molti altri brani biblici:

[19, 2] Si fermarono nel luogo dov'era la grotta, ed ecco una nuvola luminosa adombrava la grotta. E la levatrice esclamò: 'Oggi è stata magnificata la mia anima, perché i miei occhi hanno visto un prodigio meraviglioso: che è nata la salvezza per Israele'. E subito la nuvola si dissipò dalla grotta e apparve una grande luce nella grotta, tanto che i nostri occhi non la potevano sopportare... (I Vangeli Apocrifi, a cura di Marcello Craveri, Torino, 1969, p.21)

A differenza del vangelo di Luca in cui leggiamo che «la Gloria del Signore li avvolse di luce», in questo brano il narratore aggiunge che «gli occhi non potevano sopportare» quella gran luce. E in tanti dipinti vediamo che, seguendo alla lettera il testo, l'artista ha dipinto il pastore che si protegge gli occhi con la mano.

Nello stesso Protovangelo troviamo la descrizione della Stella, ma soprattutto, a differenza dei vangeli canonici, si dice che anche il piccolo Giovanni Battista dovette fuggire da Erode:

[22, 1] Accortosi di essere stato giocato dai magi, Erode si adirò e mandò dei sicari, dicendo loro: "Ammazzate i bambini dai due anni in giù".

[2] Maria, avendo sentito che si massacravano i bambini, prese il bambino, lo fasciò e lo pose in una mangiatoia di buoi. [3] Anche Elisabetta, sentito che si cercava Giovanni, lo prese e salì sulla montagna guardandosi attorno, ove nasconderlo; ma non c'era alcun posto come nascondiglio. Elisabetta, allora, gemendo, disse a gran voce: "Monte di Dio, accogli una madre con il suo figlio". Subito il monte si spaccò e l'accolse. E apparve per loro una luce, perché un angelo del Signore era con loro per custodirli.

Ecco che in questo brano del protovangelo di Giacomo la "luce" viene identificata con un angelo custode, senza che questo appaia come un personaggio vero e proprio. Nel'apocrifo Vangelo dell'infanzia arabo-siriaco invece è la stella dei Magi ad essere identificata con un angelo: « In quello stesso istante apparve loro un angelo, sotto forma di quella stella che era stata la loro guida nel viaggio; ed essi se ne andarono, seguendo l'indicazione della luce».

La raffigurazione della nube senza l'Angelo è rara ma, oltre che nella Natività di Lorenzo Monaco già mostrata, possiamo vederne un esempio in una Adorazione del Bambino dipinta del Maestro Franke.

Possiamo così ricondurre anche il tondo con la Madonna con Bambino e San Giovannino alla tradizione iconografica dell'epoca, quella della fine del '400 a Firenze. Il particolare arcaico delle tre stelle, simbolo della triplice verginità di Maria, e la raffigurazione non antropomorfa ma simbolica dell'Angelo come "nube luminosa" possono far pensare ad una adesione dell'autore alle tesi di Gerolamo Savonarola, il frate domenicano che predicava un ritorno alla tradizione e ad una maggiore purezza nell'arte e nella vita cittadina.

Nella scheda del Museo di Palazzo Vecchio dedicata al dipinto si dice che vi sono evidenti somiglianze con opere di Lorenzo di Credi. Proprio questo artista era uno dei più devoti seguaci di Savonarola, tanto che arrivò a bruciare tutti i propri disegni di nudo e a diventare frate egli stesso.

Conclusioni:

Nel dipinto intitolato Madonna con Bambino e San Giovannino, attribuito a Sebastiano Mainardi, artista della cerchia del Ghirlandaio, non ci sono UFO. Le tre piccole stelle, che in questo dipinto accompagnano quella più grande della Natività, venivano spesso usate per simboleggiare la triplice verginità di Maria; il pastore che guarda l'apparizione in cielo proteggendosi gli occhi con la mano è simile a moltissimi altri tratti da dipinti dallo stesso soggetto; la nube luminosa deriva dal racconto della Natività nell'apocrifo Protovangelo di Giacomo. Lo stesso Protovangelo, che contiene le storie dell'infanzia della Madonna, è uno dei testi più citati nella definizione del dogma della verginità di Maria.

Nota, gennaio 2011: Nella trasmissione televisiva "Mistero" del 25 gennaio 2011 è stato proposto l'ennesimo servizio sugli "UFO nell'arte". A contrastare le ipotesi ufologiche è stato interpellato Vittorio Sgarbi. Il celebre intrattenitore e opinionista televisivo ha dato la sua interpretazione di quest'opera, affermando che quell'oggetto nel cielo non sarebbe altro che una "macchia preterintenzionale", quindi un errore dell'artista, dimostrando così solo di non avere mai visto, non dico dal vero ma neppure in una buona riproduzione fotografica, il dipinto in questione.

Terminiamo qui questa sintesi del saggio di Diego Cuoghi, la cui versione integrale è consultabile a questo indirizzo: http://www.sprezzatura.it/Arte/Arte_UFO.htm

fonte: anticorpi.info

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