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Basi aliene sotto Roma? Una incredibile storia di contatto tra Esseri Umani e Razze Aliene

Una incredibile storia di contatto tra esseri umani e razze aliene, il caso Amicizia, ci racconta anche di basi extraterrestri nelle viscere della Terra. Anche sotto la Capitale. Ne abbiamo parlato con Ivan Ceci, giornalista esperto di ufologia


Basi aliene sotto la Città Eterna? Incredibile realtà oppure buffa fantasia? Ebbene, stando alle testimonianze di alcune persone coinvolte nel caso “Amicizia”, sotto il Parco di Vejo, e perfino sotto i Fori Imperiali, sarebbero esistite delle basi sotterranee realizzate da una razza extraterrestre. Ma cos’è il caso “Amicizia”? E perché, con quali scopi, razze aliene avrebbero realizzato basi a grandi profondità nelle viscere della terra e sotto i mari?

Nel 2007 è uscito un libro scritto da Stefano Breccia, professore alla facoltà di ingegneria dell’Aquila ed esperto di telecomunicazioni ed informatica, intitolato “Contattismi di massa”, nel quale veniva raccontato il lungo rapporto nato tra alcuni cittadini italiani e razze aliene alla fine degli anni ’50, e durato fino al 1978. Questi alieni, che “abitavano” in enormi basi sotterranee, si sarebbero palesati in forma umanoide portando un messaggio di pace e di invito all’amore universale, stabilendo appunto un forte legame di “amicizia” con i terrestri contattati. Terrestri che erano scienziati, professori universitari, professionisti. Insomma, di questo caso, sul quale oggi possiamo trovare molti approfondimenti su internet, abbiamo testimonianze dirette, fotografiche, sonore, e gli “umani” coinvolti erano persone spesso molto stimate nella comunità scientifica ed universitaria. Particolare da sottolineare per restare col dubbio che quanto meno non si trattasse di persone squilibrate di mente o alla ricerca di notorietà. Anzi. Fino al libro del 2007 tutti i protagonisti coinvolti avevano mantenuto uno stretto riserbo sui loro contatti avuti con gli esseri provenienti da altri mondi.

Parco di Vejo, nella zona nord di Roma.
Qui sotto sarebbe esistita una base aliena
Ma torniamo a noi. C’erano dunque basi aliene sotto il territorio di Roma? Abbiamo deciso di chiedere maggiori spiegazioni ad Ivan Ceci, giornalista romano esperto di ufologia, autore del libro “Alberto Perego. Il console che svelò il mistero dei dischi volanti”, volume che ha riscosso molto successo valicando anche i confini della comunità di appassionati di ufologia.

Forse prima di arrivare alla questioni delle basi, una domanda fondamentale. Esistono gli alieni? Esistono esseri intelligenti provenienti da altri mondi che sono venuti a visitarci?

Le testimonianze credibili di avvistamenti o di contatti diretti negli ultimi decenni sono numerose. E anche nei secoli passati si parla di avvistamenti di oggetti volanti, o c’era chi ricollegava personaggi mitici come gli elfi o le fate ad essere provenienti da altri pianeti. Quella degli Ufo è una realtà inconfutabile, che peraltro è ormai accettata da buona parte della comunità scientifica internazionale, come anche dall’opinione pubblica. Troviamo testimonianze di visite di alieni sulla Terra anche in molti libri sacri delle religioni antiche.

A proposito di religione ed alieni. La stessa Chiesa Cattolica parrebbe non negare la presenza di esseri intelligenti al di fuori del pianeta Terra. Anzi.

Vero.  Diversi uomini di chiesa hanno più volte parlato apertamente dell’esistenza di razze aliene, e del fatto che accettare questa realtà non contrasti con la fede. Ad esempio già quarant’anni fa, padre Domenico Grasso, teologo gesuita e professore all’Università Gregoriana di Roma, sosteneva che ci sono esseri intelligenti su altri pianeti, e fanno parte anch’essi del progetto divino. Un pensiero simile è stato espresso in una famosa intervista all’Osservatore Romano da padre Funes, anch’egli gesuita, direttore della Specola Vaticana: spiegò che la presenza di extraterrestri non è in contraddizione con la religione cattolica, perché chi li ha creati è quel dio che ha creato anche noi. Sono dunque nostri fratelli, anche se non sarebbero macchiati dal peccato originale.

Extraterrestri liberi dal peccato originale perché più evoluti di noi?

No, non per questo motivo. Leggendo le dichiarazioni di padre Funes si sarebbe portati a concludere che questi esseri di altre galassie fanno parte dello stesso universo, figli dello stesso dio, ma stanno in un’altro piano della creazione, che non prevede il peccato originale. Fanno parte di una storia parallela alla nostra ma che non è la nostra.

Anche il console Alberto Perego, che lei ha studiato e riportato all’attenzione dell’ufologia italiana ed internazionale, aveva collegato l’arrivo degli alieni a un messaggio di tipo religioso, se possiamo usare questo termine.

In effetti il  primo pensiero di Perego, che vide il 6 novembre 1954 decine di oggetti luminosi in volo sopra il Vaticano,come lo videro centinaia di romani,  fu che fosse un messaggio collegato in qualche modo alla religione cristiana. Anche perché gli oggetti volanti in quell’occasione si disposero a formare una croce in cielo. Però le sue successive  riflessioni lo portarono a capire che non era un messaggio rivolto solo ai cristiani o in favore della cristianità. La croce è in realtà un simbolo presente in quasi tutte le religioni più antiche. Quindi Perego concluse che l’avevano fatto solo per richiamare l’attenzione. Era probabilmente la sintesi di un richiamo a una spiritualità “unica”. Secondo Perego la presa di coscienza dell’esistenza di civiltà aliene doveva necessariamente  portare l’umanità non solo verso una istituzione politica mondiale unica, ma verso una cultura spirituale  unitaria che superasse i conflitti esistenti tra le religioni.

Quindi gli alieni sono buoni e portatori di un messaggio di pace universale? In realtà diversi ufologi o studiosi di esobiologia hanno descritto addirittura extraterrestri che sarebbero interessati a rubare agli umani l’anima che loro non riescono ad avere…

Gli alieni non sono né buoni né cattivi. Dobbiamo capire che, come nella razza umana, è molto probabile che anche all’interno di razze aliene ci siano esseri buoni o cattivi. Ma anche questa è una distinzione troppo semplicistica. Anche perché dovremmo chiarire cosa intendiamo per giusto o sbagliato. Se leggiamo attentamente i documenti e le testimonianze riguardanti i fenomeni di contatti alieni-umani capiamo che il tema ufo è molto complesso. Una complessità che ancora non ci è chiara. Di sicuro non dobbiamo né preoccuparci, temendo alieni che vorrebbero annientarci o conquistarci, né essere portati ad adorare nuovi dei.

Insomma c’è un po’ di confusione sul tema Ufo. Certo però non potrà negare che molti testimoni o esperti raccontano storie non solo poco credibili, per chi voglia avere un approccio razionale, ma anche piuttosto lugubri.

Ha ragione. Ed anche il cinema ha contribuito a creare una immagine distorta, e negativa, dell’extraterrestre. C’è un immaginario collettivo alterato dal cinema e da certa ufologia. Un esempio lampante è il caso “Amicizia” che, tra gli esempi di contatto tra umani ed alieni, è uno dei meglio documentati, con fotografie, registrazioni, testimonianze dirette. Ma quando parlo di questo caso, anche tra gli addetti ai lavori trovo persone che fanno fatica ad accettarla. Perché è una storia che ribalta le carte dell’ufologia. Perché è una storia che va in controtendenza rispetto all’immagine che la cinematografia da, e che la pubblica opinione ha, degli alieni, visti di solito come invasori, brutti, che vogliono conquistarci. La storia di Amicizia ci racconta esattamente il contrario. Ci racconta di alieni che ci osservano un pò come gli adulti guardano un bambino. Il fatto che noi li vediamo in modo negativo è colpa della cinematografia. L’incredulità non è nei confronti dell’esistenza di alieni su altri pianeti, l’argomento è vissuto con grande curiosità. Ma c’è grossa difficoltà ad accettare l’esistenza di un alieno “buono”, di un alieno preoccupato per noi. Pensare un alieno cattivo ci de-resposabilizza. Ogni giorno i media ci fanno vedere una umanità molto negativa. Nessuno ci fa mai vedere il lato buono dell’umanità. In qualche modo sapere che anche “fuori” c’è cattiveria e negatività è più comodo. Sapere invece che “fuori” c’è gente che è più avanti di noi dal punto di vista spirituale e materiale, che ha superato i nostri problemi, che ha fatto ciò che noi non riusciamo o non vogliamo fare, è più “faticoso”.

Torniamo alle basi sotto Roma. Ma come avrebbero fatto gli alieni ad installare delle basi senza che nessuno se ne accorgesse? Si sono mimetizzati con i cantieri dei lavori per le metropolitane?

Premesso che esistono numerose basi aliene sotterranee in tutto il mondo, quindi anche in Italia, in effetti nell’ambito del caso Amicizia si parla anche di due basi sotto Roma. La più grande base in territorio italiano si sarebbe trovata sotto al Mar Adriatico all’altezza di Marche ed Abruzzo. La base di Vejo, e l’altra base romana, sotto i Fori Imperiali all’altezza dell’incrocio con via Cavour, come tutte le basi aliene, erano situate a km di profondità, irraggiungibili da mezzi di ricerca umani. Tra l’altro il Parco di Vejo è una zona che ha registrato negli ultimi decenni numerosi casi di avvistamenti.

Ma come sono riusciti a scavare nelle viscere della Terra per posizionare le loro basi?

Stefano Breccia, ingegnere all’università dell’Aquila, direttamente coinvolto nel caso Amicizia lo ha spiegato nel suo libro del 2007. Questi alieni riuscivano a dilatare lateralmente la materia terrestre, e a creare un vuoto all’interno della materia dove insediavano le basi. Rimuovendo questi enormi campi di forza potevano richiudere le cavità. Per noi molto difficile da concepire ma per loro molto semplice da fare. Basi che tra l’altro si estendevano per chilometri, accogliendo mezzi volanti e decine di abitanti. Alcuni umani hanno avuto la possibilità di accedere a queste basi, attraverso luoghi particolari, attraverso tunnel che si aprivano improvvisamente per terra, aperti sempre tramite i campi di forza che la tecnologia aliena permette di generare.

Le basi sotterranee romane sono ancora attive?

Probabilmente no. Nel 1978, come raccontato dai protagonisti del caso Amicizia, la razza aliena che occupava la base sotto l’Adriatico decise di lasciare il nostro pianeta. In quell’anno gli avvistamenti di oggetti volanti sull’Adriatico furono talmente numerosi che anche la guardia costiera e le forze dell’ordine se ne occuparono. La base sotto Vejo era occupata da un popolo, chiamato Weiros, antagonista, pare, della razza che occupava la base adriatica. Se ne sarebbero andati anche loro.

Filippo Ferrari Bellisario

filippo.ferrari@lungotevere.org - fonte: lungotevere.org

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