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La polizia occupa la Catalogna: oltre 12mila uomini sechirati

Il pugno duro di Madrid potrebbe presto abbattersi sugli indipendentisti catalani. In Catalogna, abitualmente, ci sono circa 5mila membri delle forze di sicurezza nazionali, escludendo i Mossos d’Esquadra che sono della comunità. In queste ore, con l’approssimarsi del referendum del primo ottobre, le forze di polizia nazionale, quindi Guardia Civil e Policia Nacional, hanno raggiunto le 12mila unità. Arrivano da tutte le parti di Spagna: secondo quanto confermato dal Mando de Operaciones Territoriales, il comando centrale a capo delle operazioni, arriveranno forze di sicurezza da Pamplona, Siviglia, Cadice, Almeria, Jaén, Algeciras, Granada, Murcia, Gijón, Ciudad Real, Guadalajara, Oviedo, Huelva, Cáceres, Badajoz, Huesca, Burgos e Saragozza. Altre forze sono pronte a partire fuori dalla Catalogna, in particolare dalla provincia di Saragozza e dalla Comunità Valenciana. Sembra quasi che Madrid abbia deciso di svuotare la nazione di tutte le forze di polizia per impedire che il primo ottobre accada l’irreparabile – con rischi non indifferenti anche per l’ordine pubblico nel resto della Spagna


Non è un caso che le forze di sicurezza arrivate in Catalogna provengano da quelle città. È la Spagna profonda, quella più identitaria, che riverserà nelle strade di Barcellona e delle altre città della Catalogna i suoi reparti di polizia per frenare le ambizioni dei separatisti. Nessuno di questi reparti, eccezion fatta per quello di Pamplona, arriva da zone in cui esiste una componente separatista o identitaria differente da quella spagnola: nessuno dai Paesi Baschi, dalla Galizia o dalla Comunità Valenciana o dalle isola Baleari, che sono tutte comunità in cui c’è supporto questo processo catalano. Una scelta che in molti considerano una doverosa espressione dell’autorità nazionale contro la sfida indipendentista promossa dai secessionisti catalani. Per questi ultimi, invece, il dispiegamento di un tale numero di forze dell’ordine è l’emblema di come il governo di Madrid stia cercando di fare in modo che il popolo non voti attuando una sorta di “occupazione” della città. Questo sentimento è abbastanza comune nelle strade della città. Sono in molti a vedere in questa prova di forza un segno di recrudescenza e di esasperazione dei toni, altri, senza mezzi termini, accusano Rajoy di essersi comportato sul modello di Francisco Franco.

Il processo di arrivo di membri delle forze di sicurezza spagnole è iniziato ai primi di settembre, con la promulgazione della legge con cui la Generalitat ha certificato la via referendaria. Dal momento in cui è stata approvata la “ley de ruptura”, il ministero dell’Interno ha cominciato a rafforzare la polizia nazionale in tutta la Catalogna. Un rafforzamento confermato anche dalla difficoltà di trovare gli alloggi per le migliaia di membri delle forze dell’ordine. Per risolvere il problema, il governo di Madrid ha preso a noleggio tre navi da crociera: due sono ormeggiate nel porto di Barcellona, circondate dai mezzi della Policia Nacional; un’altra è alla fonda a Tarragona. A Barcellona, ha fatto particolare scalpore soprattutto l’arrivo di una di queste navi, di proprietà della Moby Lines, con sopra i disegni dei Looney Tunes. Il governo, per evitare problemi, ha deciso di coprire i disegni con dei teli, ma ormai tutti sanno che “la nave con Willy Coyote” è quella dove sono alloggiate migliaia di poliziotti pronti a intervenire.

Il governo centrale spagnolo ha confermato che tale dispiegamento di forze si avrà almeno fino al 5 ottobre, ma è possibile che si protragga in via indefinita finché non si abbia la certezza che il movimento separatista smetta di proporre la separazione da Madrid o di mettere in dubbio lo Stato spagnolo. Per ora non sembrano esserci segnali di un cambiamento in senso positivo dei rapporti fra Madrid e Barcellona. In molti pensano che dopo il primo ottobre si andrà incontro a un’ondata di proteste e scioperi, che, di fatto, obbligheranno il governo Rajoy a incrementare l’uso delle forze di sicurezza nazionali. Inoltre, c’è un problema non relativo del rapporto fra questi ultimi e i Mossos, che è sempre controverso. Puigdemont ha chiesto al governo di Madrid che i reparti catalani non siano sottoposti al comando centrale statale ma che tornino nelle mani della Generalitat, ma dal governo hanno fatto capire che non sia ancora il momento. Il rischio che i Mossos seguano il governo catalano e non quello spagnolo è troppo alto.

Fonte: occhidellaguerra.it

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