Secondo il Pentagono cambierà la nostra vita e il modo di fare la guerra. E’ una polvere intelligente fatta da miriadi di computer microscopici. Ognuno misura meno di un millimetro cubo ma incorpora sensori elettronici, capacità di comunicare via onde radio, software e batterie
Smartdust è un sistema di tanti piccoli sensori elettromeccanici in grado di rilevare, ad esempio, la luce, la temperatura, le vibrazioni, il magnetismo, o prodotti chimici. Di solito sono gestite su una rete di computer in modalità wireless e sono distribuite su una certa zona per eseguire le attività di rilevamento.
Può essere diffusa su territori immensi e sorvegliarli con una precisione finora sconosciuta. Sa spiare soldati standogli incollata a loro insaputa, segnala armi chimiche e nucleari, intercetta comunicazioni, trasmette le sue informazioni ai satelliti.
Se sembra impossibile sappi che la tecnologia commerciali è decenni indietro rispetto alla tecnologia usata nei sofisticati ambiti militari.
Il concept risale al 1990 da una serie di studi del DARPA (agenzia militare statunitense che è stata all’origine di innovazioni fondamentali, compreso Internet). E’ il braccio scientifico del ministero della Difesa, gestisce finanziamenti federali distribuendoli alle migliori università, che in cambio collaborano ad accrescere la supremazia degli Stati Uniti nelle tecnologie avanzate. La realizzazione è avvenuta infatti grazie al lavoro dell’UCLA e dell’Università del Michigan.
La proposta per costruire i sensori wireless con un volume di un millimetro cubo, è stato selezionato per il finanziamento nel 1998. Sono stati realizzati smart dust della dimensione di un chicco di riso, ma nel 2001 si è iniziato a lavorare per avere le dimensioni del millesimo di millimetro.
Queste smart dust sono micro-computer che integrano capacità di calcolo, parti meccaniche figlie della nano-robotica, più i sensori elettronici: cioè termometri, microfoni miniaturizzati, nasi e microspie che captano movimenti o vibrazioni. I costi sempre più bassi hanno aperto l’opportunità per usarli in quantità enormi. I progressi della miniaturizzazione rendono i micro-apparecchi sempre più affidabili e ne allungano la vita, le batterie possono alimentarsi con le variazioni di temperatura o le vibrazioni.
Al progetto ha partecipato anche il ricercatore italiano Bruno Sinopoli che afferma: “Il risultato finale sono network invisibili disseminati nell’ambiente che interagiscono fra loro e trasmettono informazioni“.
I campi di applicazione sono enormi. Ad esempio il DAARPA in questo documento tratta l’impiego di smart dust per la creazione di mappe meteo 3D. Si ipotizza pure di coprire gli elementi strutturali-chiave dei grattacieli con tali nanosensori per valutare in tempo reale gli eventuali danni causati da un terremoto o di impiegare una rete di microscopici dispositivi per monitorare un’area colpita da un incendio in modo da ottimizzare l’intervento dei vigili del fuoco.
Inoltre sono stati sparsi nelle foreste della California col compito di sentinelle anti-inquinamento e nella prevenzione degli incendi; grazie alla loro ubiquità sentono e segnalano all’istante le minime fonti di calore.
I network di sensori intelligenti della smart dust hanno fatto il loro esordio in funzione antisismica: l’università califoniana li sta sperimentando in alcuni immobili per verificare come le strutture reagiscono internamente alle scosse di terremoto; la precisione di queste micro-apparecchiature consente di percepire lesioni interne che sfuggono agli occhi più esperti ma possono minare la resistenza degli edifici.
Un altro campo promettente è nella casa intelligente. Spalmata sui muri con la vernice, una miriade di micro-computer consente di auto-regolare la temperatura e la luminosità dell’ambiente in modo da eliminare ogni spreco di energia.
Tuttavia il principale utilizzo della smart dust è in campo bellico: la polvere intelligente ha già fatto la sua prima apparizione su un vero campo di battaglia in Afghanistan nel 2001, dove gli americani hanno cosparso nubi di smart dust sulle zone più impervie e montagnose per ricognizione e sorveglianza. Inoltre può essere inserita in una corazza per i soldati capace di fermare i veleni delle armi chimiche e di monitorare la salute dei militari esposti ad aggressioni batteriologiche. I sensori elettronici visibili ai raggi infrarossi garantiscono poi il riconoscimento tra i soldati americani nei combattimenti notturni. Du 1alche anno la CIA è entrata a far parte di questo progetto.
Il pericolo è che in questa società dove si sta cedendo sempre di più la propria libertà e privacy in nome della protezione e sicurezza, le nostre vite potranno essere sotto controllo nei minimi dettagli e quindi la popolazione sarà controllata da un sistema che non agisce in nome del benessere collettivo ma nel nome del profitto di una ristretta cerchia di persone.
Fonti
Trascrizione dell’articolo del 2002 pubblicato su Repubblica- ECCO LA POLVERE CHE SPIA di Federico Rampini
Smart Dust- Wikipedia
Università di Berkeley
Dust That Changing The World, The World With ‘Smart Dust’!
da: dionidream.com
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