Un articolo pubblicato su NEXUS nel 2004
Questo articolo prende le mosse dalle analisi di (vedi) Michel Chossudovsky, Professore di Economia all’Università di Ottawa. Chossudovsky, autore del bestseller internazionale «The Globalisation of Poverty», membro della Commissione economica delle Nazioni Unite per l’America latina ed i Caraibi (ECLAC) é di vari altri organismi di ricerca, è uno dei rari intellettuali che sa raccogliere con cognizione di causa le nuove sfide tecnologiche dell’establishment militare USA-NATO.
In particolare è uno dei pochissimi che ha preso seriamente in considerazione la problematica del progetto segreto HAARP, sul quale Nexus ha prodotto numerosi approfondimenti
Il professore, da noi contattato, ha cortesemente avviato uno scambio di opinioni sugli effetti della strategia HAARP in Europa, con particolare riferimento all’Italia.
Chossudovsky ci ha chiarito che le cosiddette «scie chimiche» costituiscono soltanto un capitolo di HAARP e che sarebbe molto interessato alla documentazione sulla manipolazione climatica in Italia.
Benché consapevole dei limiti delle mie conoscenze climatologiche, considerato anche lo stato frammentario delle nostre conoscenze sulle scie chimiche sui cieli italiani, mi ritengo comunque armato di una buona dose di indignazione.
Tenterò di collegare le evidenti anomalie del nostro clima con un’ipotesi coerente con quanto si suppone al riguardo di HAARP.
Nel suo recente «Washington’s New World arder Weapons Have the Ability to Trigger Climate Change» (Le armi del Nuovo Ordine Mondiale di Washington possono innescare cambiamento climatici) apparso in internet nel 2000.(1)
Chossudovsky affermava che «intere economie nazionali potrebbero essere potenzialmente destabilizzate attraverso manipolazioni climatiche attuate dai punti di comando negli Stati Uniti». Potremmo legittimamente domandarci se lo scenario italiano non stia già offrendo una tragica conferma di questi timori.
L’estate 2003 non è stata soltanto una delle più calde dell’ultimo secolo: è stata dominata da una siccità spaventosa, i cui segni premonitori erano percepibili fin dal primo semestre. Eppure ancora oggi (novembre 2003) non tutti i meteorologi concordano sul fatto che la piovosità sia stata decisamente inferiore.
Ad esempio, Meteo Avisio, in Trentino, afferma che possiamo dormire tranquilli: «Nonostante alcuni media parlino di precipitazioni molto scarse basandosi più che altro sulle apparenze, in realtà, guardando i dati, la pioggia caduta nell’estate 2003 è nel complesso nella norma» (2)
Forse le gardenie dell’osservatorio di San Michele all’Adige sono ancora fresche, ma per quanto? Questa mentalità da cortile non vede oltre il suo naso. Un’attenuante potrebbe essere l’andamento selettivo della siccità, a macchia di leopardo, ma una volta tanto – concedetemelo – persino i media hanno scritto la cosa giusta, quella che vedono tutte le persone dotate di buon senso: stiamo andando incontro a una siccità catastrofica.
Nell’estate 2003 il bacino padano ha conosciuto il suo minimo storico (3)
«Un fiume in agonia», così titolava qualcuno. Abbiamo già dimenticato? Nel Veneto orientale (particolarmente bersagliato delle chemtrails) la secca del fiume Brenta è assolutamente la più grave a memoria d’uomo.
I danni subiti dalla frutticoltura della fascia pedemontana ammontano a milioni di Euro (a caratteri cubitali sulla stampa locale (4).
Poiché un’emergenza idrica di tale gravità non può verificarsi per effetto di una sola stagione arida, risulta chiaro che la crisi dei bacini idrofluviali veneti proviene dalla prolungata siccità di almeno cinque anni consecutivi (1997-2002), depauperando così le falde.
Gli acquedotti ora predispongono piani di razionamento per il 2004 ed il prezzo dell’acqua sta già salendo. Altro che «apparenze»…
I dati sulla siccità incombente sono studiati a fondo dagli osservatori agricoli (5), dagli studi di settore che seguono l’andamento delle colture e la fertilità dei suoli evitando di cadere nei trabocchetti consolatori delle statistiche meteorologiche, che, aggiungendo le precipitazioni montane ai totali, presentano un mondo pacifico ed irreale. Intanto, alle basse quote, le colture vanno tranquillamente in malora….
Non pretendiamo che la siccità dipenda interamente da HAARP.
Non ignoriamo che la siccità nel bacino Mediterraneo è un fatto strutturale destinato a d aggravarsi nei decenni e nei secoli (6).
Sarebbe tuttavia miope negare che la situazione sembra essersi accelerata negli ultimi anni, aggravando situazioni già destabilizzate, come nel nostro Sud (7).
Si possono ipotizzare strategie segrete che abbiano come scopo l’indebolimento complessivo del nostro sistema agricolo e il depauperamento delle risorse idriche? A mio avviso, sì.
Scrive Chossudovsky: «Già negli anni ’70 il vecchio consigliere per la Sicurezza Nazionale Zbigniew Brzezinski aveva previsto nel suo libro “Tra Due Epoche” che: “La tecnologia renderà disponibile, per i leader delle maggiori nazioni, tecniche per condurre una guerra segreta, per la quale sarà necessario considerare solo una minima parte delle forze speciali (…) TECNICHE DI MODIFICAZIONE DEL CLIMA POTREBBERO ESSERE IMPIEGATE PER CAUSARE PROLUNGATI PERIODI DI SICCITÀ O TEMPESTA…”».
SICCITÀ ARTIFICIALE
Si può tentare di confrontare la mappa delle segnalazioni relative alle scie chimiche da varie parti d’Italia con quella della desertificazione.
Le concordanze sono inquietanti.
«In Sardegna l’annata 2001-2002 verrà ricordata come la più secca del secolo… quasi ovunque nell’isola è piovuto poco più della metà rispetto all’andamento medio dal 1900 ad oggi»(8). Poiché la Sardegna era già collocabile nelle zone a rischio di desertificazione, qualche scettico potrebbe rifiutarsi di considerare sorprendente questa segnalazione.
Ma che dire invece del brusco inaridimento climatico del Centro-Italia?
E’ già grave il caso dell’Umbria, dove si riscontrano molte segnalazioni di chemtrails. In Emilia-Romagna la siccità è da tempo oggetto di studi allarmati.
«Il rischio deserto – ha detto Maurizio Sciortino dell’ Enea – non si ferma a sud. Anche in Emilia Romagna si registrano perdite considerevoli di sostanze organiche dal suolo»(9).
La diminuzione delle riserve idriche in Emilia Romagna appariva drammatica già nell’estate del 2002 (10), a seguito di un ciclo di inverni troppo asciutti. Da uno studio del 1997 emergeva che «le precipitazioni annuali (sono) in diminuzione nell’ultimo decennio nell’intero territorio, con tendenza nell’ultimo quinquennio a maggiore diminuzione nella sulla pianura costiera – precipitazioni autunnali in aumento nell’ultimo decennio in montagna e nella pianura interna, mentre flessioni significative caratterizzano l’intero territorio nei rimanenti periodi dell’anno» (11).
Anche in questo caso colpisce la concomitante registrazione di una intensa attività chemtrails su tutta la zona.
Le chemtrails seguono un piano ragionato? Non ho mai pensato che si tratti di esperimenti a casaccio. Non stanno sperimentando, stanno applicando.
Anche se occorre estrema prudenza nel valutare i singoli tasselli, ho la sensazione che alla guida ci sia una strategia ben articolata, volta a destabilizzare l’economia delle regioni più ricche e produttive, in primo luogo quelle della pianura padana, il cuore dell’agricoltura cerearicola italiana.
In seconda battuta si nota un’attenzione all’indebolimento dei terreni dediti alla frutticoltura e alla vinicoltura.
Infine ci sono i bacini fluviali che probabilmente vengono anche minati a monte (chemtrails sui laghi del Nord).
Asuggello di questa prima, provvisoria ricognizione sul tema delle manipolazioni climatiche, citerò l’eccellente studio pubblicato nel 2001 da cinque ricercatori dell’ARPA (Agenzia Regionale di Prevenzione Ambientale) dell’Emilia Romagna, con l’emblematico titolo «Evidenza di cambiamenti climatici sul Nord Italia ».
Gli autori, Carlo Cacciamani, Marco Lazzeri, Andrea Selvini, Rodica Tomozeiu e Ambra Zuccherelli, concludevano il saggio con queste affermazioni:
«Il lavoro descritto in questo rapporto si basa sullo studio dei dati di temperatura e precipitazione registrati negli ultimi 40 anni in 30 stazioni localizzate nel nord Italia. (…)
Analizzando gli andamenti temporali si può notare… come le precipitazioni invernali e primaverili di tutte le aree siano diminuite negli ultimi 10 anni»(12).
Un’altra conferma che qualcosa nel clima è mutato bruscamente dopo il 1991.
Questa data viene ricordata anche come l’Anno Zero della dottrina del Nuovo Ordine Mondiale.
Sarà soltanto un caso?
NON SOLO EFFETTO-SERRA
«Non è soltanto una questione di effetto- serra», sosteneva Chossudovsky.
Anzi, le sentenze di colpevolezza a carico delle emissioni inquinanti, spesso sfoderate dagli organismi preposti alla tutela ambientale, rischiano davvero di confondere le idee.
Questo non implica ritenere ingenuamente che all’origine del global warming vi sia soltanto HAARP.
Le élites militari ci nascondono molte conoscenze tecnologiche, ma non sono ancora così onnipotenti come pretendono.
Il clima terrestre è un modello troppo complesso per esser dominato in tutte le sue variabili, alcune delle quali dipendono da cicli millenari.
Eppure il controllo di porzioni limitate di territorio potrebbe essere una faccenda relativamente agevole, avendo mezzi e tempo.
LA TECNOLOGIA ESISTE GIÀ e nemmeno ci si premura di nasconderla.
Negli USA esiste una società privata, la “Weather modification Inc.”, che fornisce su richiesta tutta la tecnologia per far piovere artificialmente(13).
Si adopera lo ioduro d’argento per provocare la coalescenza delle particelle umide.
Non dovrebbe destare meraviglia il fatto che esista anche la possibilità di ottenere l’opposto. Se questa ipotesi è vera, non si può continuare ed addossare la responsabilità della desertificazione all’effetto-serra o alla polluzione industriale.
Afferma Chossudovsky: “Nonostante esista un ampio corpo di conoscenze scientifiche, la questione della deliberata manipolazione climatica per uso militare non è mai diventata esplicitamente parte della agenda delle Nazioni Unitersui cambiamenti climatici. Né le delegazioni ufficiali né i gruppi ambientalisti partecipanti alla Conferenza sul Cambiamento Climatico all’Aia (novembre 2000) hanno sollevato la questione generale della “guerra climatica” o delle “tecniche di modificazione ambientali” (ENMOD) come rilevanti per una comprensione del cambiamento climatico (14).
Questa reticenza dovrebbe cessare.
Occorre aggiornare la propria agenda e far posto anche alle prospettive apparentemente più fantascientifiche.
Talvolta invece ci si rifugia nell’incredulità o nell’infantile illusione che si tratti soltanto di brutti sogni. “Questa faccenda delle chemtrails è solo fantapolitica. Sembra una sceneggiatura alla “X-files”: armi segrete, aerei fantasma, servizi segreti roba già vista…”. Comprendo questi sentimenti. Li ho nutriti anch’io per molti anni, quando non volevo aprire gli occhi.
Purtroppo le scie chimiche non sono un film.
Altra obiezione apparentemente ragionevole: chi paga il conto?
Facciamo due calcoli: per le migliaia di voli giornalieri (su una zona sono stati contati fino a 50 voli al giorno) occorrono piloti freschi, molto carburante e moltissimi barili di quel magico aerosol al bario che sembra in grado prosciugare le nuvole.
Il tutto moltiplicato un numero imprecisato di anni, non meno di cinque-sei. Il conto è nell’ordine di centinaia di milioni di dollari. Chi se li può permettere? Qualcuno chiederà: a che pro dilapidare tanto denaro? La siccità si realizzerebbe da sola, grazie all’effetto-serra. Obietterei al primo punto: se occorrono tanti soldi, significa soltanto che il progetto è assolutamente vitale per il mantenimento di precisi interessi, senza scadenza.
Quei soldi non sono «troppi »: sono quelli giusti.
Qualcuno ci guadagnerà abbastanza da rifarsi.
Al secondo punto replicherei: siamo proprio sicuri dello scenario climatico?
La siccità giungerebbe altrettanto certa e rapida anche senza HAARP?
Vediamo che cosa ipotizzavano i climatologi qualche anno fa.
PREVISIONI SBALLATE
Tra gli scenari previsti per il periodo compreso tra il 2000 ed il 2100 molti contemplano l’innalzamento della temperatura da un minimo di 0,06 Co per decennio ad un massimo di 0,8 per decennio (15).
Fin qui nulla da eccepire.
Le stranezze cominciano quando si passa alle previsioni sulle precipitazioni. Secondo alcuni autorevoli studiosi avremmo dovuto munirci di impermeabile tascabile: «In un rapporto sullo stato del clima in Italia (Impact of Future Climate Change in Italy, 1995)… potrebbero cambiare le temperature e i livelli di precipitazione…
L’Università della Columbia aveva preso in considerazione tre modelli atmosferici…
– Secondo il modello GFDL (Geophysical Fluid Dynamics Laboratory, autori Manabe e Weatherland, 1987)… le precipitazioni aumenterebbero del 15% come valore massimo registrabile al nord in inverno, per calare anche del 30% in estate nelle regioni del sud.
– Il modello GISS (NASA- Goddard Institute for Space Studies, autori Hansen ed altri, 1983)… suggerisce un aumento delle precipitazioni di circa il 15%16. E’ veramente curioso che tali previsioni risultino contraddette dai fatti.
Erano sbagliati quei modelli? Non credo. Era ragionevole prevedere era una tropicalizzazione del clima italiano, almeno nella pianura padana.
Oggi invece assistiamo a fenomeni «africani», come fiumi che si prosciugano e zone fertili che inaridiscono. Tutto normale? Non mi sembra che i conti tornino. A quale scenario dobbiamo credere?
UNA STRANA SICCITÀ
Avete osservato bene il comportamento delle nuvole sul Nord Italia nella torrida estate del 2003? Se una desertificazione di tipo africano (modello Sahara) doveva aver luogo proprio in quel momento, come mai il cielo era così ingombro di nuvole, gravide di pioggia, senza che piovesse una sola goccia?
Sarebbe stato più logico che non ci fossero nubi affatto.
Che dire dei cieli tempestosi, solcati da scariche elettriche?
Che dire dei turbini di vento e polvere che lasciano cadere solo poche gocce sabbiose?
Che dire dell’insolita forma «pettinata» assunta dalle nubi?
Ma lo sappiamo ancora guardare il cielo? In tutta la mia vita non ho mai visto fenomeni così strani.
Come viene spiegata la pioggia dalle teorie attuali?
I testi scolastici dicono che le nubi provocano la pioggia in tre casi:
1) quando le gocce di vapore in sospensione attraversano strati più caldi dell’atmosfera e quindi precipitano trasformandosi in acqua;
2) quando i cristalli di ghiaccio in sospensione nelle nubi più fredde attirano le goccioline di vapore, si riscaldano e quindi lasciano cadere acqua;
3) quando le gocce di vapore sono soggette ad una pressione atmosferica che le comprime e le costringe a rilasciare acqua.
Se questa è la spiegazione, per quale accidente di motivo non ha mai piovuto per tutta l’estate (il caldo non mancava di certo), senza un solo temporale degno di questo nome?
Quando si va ad approfondire un argomento, si scopre immancabilmente che esistono alcune «teorie in conflitto» e che non tutto è ovvio come sembrava.
Per esempio, non si sa ancora come si caricano elettricamente le nubi.
Non è cosa da poco, perché la struttura elettrica dell’atmosfera è importante anche ai fini del clima.
«Durante le giornate di tempo buono (fair weather), esiste una differenza di potenziale dai 200.000 ai 500.000 Volts fra la superficie della terra e la ionosfera (80 Km). Con associata una corrente di circa 2 pA/m2. Questa differenza di potenziale è mantenuta dall’attività temporalesca. (…)
Come si caricano elettricamente le nubi?
E’ un fenomeno non del tutto studiato e capito. Ci sono due teorie per spiegare il motivo per cui una nube temporalesca acquista carica elettrica (positiva alla sua sommità, negativa alla base).
Secondo la teoria convettiva gli ioni liberi nell’atmosfera sono catturati dalle goccioline d’acqua e quindi portati dalle correnti convettive interne alle nubi, creando così le regioni cariche.
Secondo la teoria gravitazionale invece le particelle cariche negativamente sono più pesanti di quelle cariche positivamente e quindi si separano a causa della forza di gravità. Secondo questa teoria ci devono essere processi di scambio di carica elettrica fra particelle di diversa dimensione.
Quando particelle di ghiaccio calde e fredde entrano in contatto, le particelle più fredde (cristalli di ghiaccio) si caricano di segno più, mentre le più calde (grandine, nevischio, graupel) di segno meno.
Anche se questa è oggi la teoria più quotata, sembra non essere del tutto soddisfacente (ad esempio non spiega i fulmini osservati nelle nuvole con assenza di ghiaccio).
Le teorie sono ancora troppo speculative e c’è bisogno di ulteriori misure sia nelle nuvole sia di più accurate esperienze di laboratorio.
Con l’avanzare delle ricerche sembra tuttavia che la spiegazione vada ricercata in una combinazione di meccanismi»(17).
Sono solo un profano e non un fisico, ma ad occhio e croce si direbbe che la polarizzazione elettrica delle nubi sia collegabile con le precipitazioni.
Se trovassi un modo per impedire o alterare il processo di scambio fra le particelle potrei far sì che non piovano mai gocce, al massimo qualche chicco di grandine.
Il che è esattamente ciò che ho visto verificarsi nella zona in cui vivo.
Sarà un caso? Sarà anche un caso che si ipotizzi un “bombardamento » magnetico sulle nubi? Sarà questa la spiegazione della siccità?
Stanno adoperando le ricerche avveniristiche di Nikola Tesla? Non sono in grado di rispondere, ma con buon senso mi limito a ripetere: “Nuvole così, non le ho mai viste prima».
CONCLUSIONI
Stiamo parlando quindi di una accelerazione abnorme della riduzione della piovosità in alcune zone del nostro paese.
Una desertificazione forzata, che non ha niente a che vedere con gli scenari dei macro-cicli climatici.
A chi può giovare un tale disastro ambientale?
Si possono avanzare molte ipotesi intrecciate: guerra economica contro l’Europa. Favoreggiamento della privatizzazione idrica (dopo la drastica riduzione delle nostre risorse…), imposizione di sementi OGM resistenti al secco in un mercato stremato e ricattabile”(davvero compassionevole ed umanitario, il nostro biotech…).
Sono solo ipotesi.
Ammetto che sottintendono giudizi poco onorevoli nei confronti di questi crimini. In ogni caso non coinvolgono sentimenti negativi verso il popolo americano, che è stata la prima vittima di questa politica (18).
Dalle ipotesi ai fatti verificati.
Parliamo di scie reali e concrete, prodotte da ugelli laterali di velivoli in dotazione della NATO, ridipinti di bianco e non autorizzati.
Parliamo di migliaia è migliaia di voli su una superficie di territorio che nessuno saprebbe quantificare.
Parliamo di attività diurne e notturne, condotte sopra le nostre (alquanto distratte) teste, tutti i giorni della settimana, a Pasqua, a Natale e quando il Papa è morto.
Parliamo di un’attività inesistente per i media e fotografata soltanto da privati cittadini.
Parliamo di cecità dei nostri controllori di volo.
Ustica al confronto è un’allegra scampagnata tra collegiali. Ed infine: non ci sono UFO in questo film
Enrico Corbi
NOTE.
1) Disponibile all’url: http://emperorsclothes.com/articles/chuss/haarp.htm
In italiano al sito: http://www.intermarx.com/ossinter/clima.htm.
2) www.meteoavisio.it. dalla homepage, mese di novembre 2003.
3) Si veda un qualunque quotidiano nazionale dello scorso mese di luglio.
Il dibattito ferve anche in autunno nelle zone, direttamente interessate dal problema. Si veda ad esempio www.festareggio.it. «Rivogliamo il nostro fiume».
4) si vedano le pagine vicentine e bassanesi del Gazzettino, dalla fine di agosto agli inizi di settembre 2003.
5) Si veda il programma di ricerca Climagri (www.climagri.it) dal quale si possono desumere prospettive allarmanti per l’agricoltura italiana.
6) Cfr. gli atti del recente convegno romano «Giornata dell’Acqua 2003» Accademia dei Lincei, marzo 2003.
7) Cfr La Repubblica online, l’articolo del 12/7/2002, Siccità, l’emergenza sale dal sud al centro.htm: “Un nuovo monitòraggio (della Coldiretti) ha rilevato che negli invasi del sud manca quasi un miliardo di metri cubi d’acqua».
8) Ibidem.
9) Da «Il Sahara di casa nostra.htm» articolo apparso l’ 8/2/2000.
1O) Si veda la Delibera di Giunta 3 Regionale dell’Emilia-Romagna n.2003/1551 – protocollato il 28/7/2003. Oggetto: D.M. 26/2/02 – siccita’ – maggiorazione delle attribuzioni di carburante agricolo agevolato. «Si è reso necessario effettuare irrigazioni di soccorso oltre a quelle normalmente effettuate».
11) http://www.mete089.it/aer/ar : taer25.htm Gianfranco Simonini di clima in Emilia-Romagna: dai dati termopluviometrici dell’ultimo decennio », novembre 1997.
12) Quaderno Tecnico ARPA-SMR nO04/2001 pag.29. Il documento è disponibile on-line presso il sito: www.regione.emilia-romagna.it arparivista.
13) Vedi l’articolo apparso su L’Unione Sarda online, 18/06/2002, «Guerra alle nuvole per la pioggia artificiale».
14) Michel Chossudovsky, Guerre climatiche, etc. in http://www.intermarx.com/ossinter/clima.htm
15) Jeremy Legget (a cura di) «Il rapporto Greenpeace sul riscaldamento della terra», 1992, p.118.
16) Dal sito http://www.greenpeace.it/archivio/clima/serra.htm
17) Renzo Bellina, «Tuoni& Fulmini» al sito Meteo89
18) Si consulti il sito http://www.desertification.it . Una notizia apparsa sul Washington Post del 14/03/2002.
L’articolista, Steven Ginsberg , riporta che in molti stati americani, come la Virginia, il New Jersey e la Pennsylvania, la persistente siccità che ha abbassato di molto il livello dei serbatoi e diminuita la portata dei fiumi, ha spinto le autorità locali a intraprendere una politica di risparmio dell’acqua, raccomandando ai cittadini di diminuirne il consumo e chiedendo all’Agenzia di Stato e alla altre istituzioni preposte di effettuare un maggior controllo sull’uso della risorsa. La situazione non è grave e non si può ancora parlare di emergenza; ma i bollettini sulle precipitazioni prevedono che il periodo di siccità si protrarrà ancora per molto e il livello di molti fiumi ha ormai raggiunto il minimo storico.
Articolo del 3 gennaio 2004, tratto dall’inserto del periodico Nexus Anno IX N.47
tramite: nogeoingegneria.com
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