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Perché Facebook ha comprato (a caro prezzo) il non redditizio WhatsApp?

Mark Zuckerberg paga 19 miliardi di dollari (tra azioni Facebook e contanti) per acquistare WhatsApp, il sistema di messaggistica istantanea che cresce di un milione di utenti al giorno. Perché l'ha fatto? Cerchiamo di capirlo.

Mark Zuckerberg, il fondatore di Facebook, ha appena acquistato per 19 miliardi di dollari WhatsApp. Ha messo sul tavolo l’equivalente di 12 miliardi di azioni di Facebook e staccato un assegno da 4 miliardi di dollari (gli altri 3 miliardi sono costituiti da azioni vincolate per i dipendenti e i fondatori di WhatsApp). Un bel gruzzolo, soprattutto se confrontato a quello speso sempre da Mark nel 2012 per comprare Instagram (poco meno di un miliardo di $).

Fatto sta che adesso la società di Palo Alto, che ha più di un miliardo di utenti attivi, può contare anche su un network di utilizzatori esclusivamente “mobile” da 450 milioni di utilizzatori mensili che cresce al ritmo di un milione di nuovi iscritti al giorno. Sì, al giorno.

Ma quali sono i motivi che hanno spinto Facebook a un investimento così spaventoso? Fino ad oggi WhatsApp non ha fatto guadagnare ai suoi creatori/fondatori, Brian Acton e Jan Koum praticamente nulla. E allora perché Facebook ha deciso di staccare un assegno pazzesco pur di farla cosa sua?

Proviamo a capirlo, ragionando su tre punti chiave.

1 - Facebook vuole accaparrarsi più mercato.
Anche in Facebook è presente una applicazione di messaggistica istantanea. Diversa da quella di WhatsApp, certo: devi aver aperto l’applicazione, essere “su Facebook” e poi la usi a meno che un tuo amico non ti blocchi o un “non tuo amico” abbia deciso di non usarla… Poco immediato… E poco diffuso. Guardando i reali utilizzi mensili del servizio (non il numeo di download o iscrizioni), il Messenger di Facebook è usato dall’11% degli americani (è al top tra i sistemi di messaggistica) contro il 7% di WhatsApp. Nel resto del mondo, però, la situazione è diversa. Moltissimo diversa. Guarda la tabella qui sotto (ingrandisci).


2 - Necessità di innovare a tutti i costi (non importa dove né come).
Alcuni analisti hanno sancito che l’acquisizione sia una scelta non tanto economica (alla faccia, 19 miliardi di dollari…) quanto dettata da una ragione quasi speculativa: Facebook ora è quotata in borsa. Agli investitori non piace se ti quoti e poi non fai investimenti per far crescere la tua società. E soprattutto se non punti sull’innovazione.

3 - Far concorrenza a Google nella capacità di profilare gli utenti
A noi è la riflessione che piace di più. Vediamo di comprenderla, spiegando qualche semplice tecnicismo. Quando mandi un messaggio con WhatsApp a un tuo amico, per esempio “Stasera mangiamo una pizza con la bufala da Gino?”, lui lo riceve: ma tra spedizione e consegna succede qualcosa di importante. I server di WhatsApp elaborano le informazioni. Quali? A che ora hai mandato il messaggio. Chi sei tu e chi è il tuo amico (almeno come utenza di WhatsApp stesso). Quale modello di telefono state usando. Dove vi trovate. Dove avete intenzione di andare. Dove sarete a cena la sera. A te piace la pizza. Vi pare poco? Non lo è. Quando sarai nella zona della pizzeria (e il tuo smartphone lo sa, ha il gps), vedrai pubblicità magari del cinema di quella zona. Ci sta bene dopo la pizza, no?

E WhatsApp non ti ha rubato nulla, né è entrato come un terzino degli anni ‘70 nella tua privacy. Hai mai letto “termini e condizioni del servizio”? No, vero? Tranquillo, lo fa meno dell’1% di chi si registra a qualsiasi cosa.
Solo che in quei termini e servizi sta scritto che le informazioni vengono elaborate da… eccetera eccetera.

Nel caso di WhatsApp, l'applicazione si legge tutta la rubrica dei contatti del telefonino e la trasmette periodicamente ai propri server (leggi qui).

Che vuol dire? Che Facebook si è appena comperata 450 milioni di rubriche di telefonini.

Non lo fa solo WhatsApp, naturalmente. Per questo, Ibm ha vietato ai propri dipendenti l’uso di iMessage (il sistema di messaggistica di Apple, che funziona solo con gli iPhone) e perfino di Siri, il software di riconoscimento vocale. Perché non è bene che qualcuno dica a un computer di Cupertino “Fissami un appuntamento domani alle 12 con i capi di Google per parlare della nuova strategia delle applicazioni business”.

Di cosa vive Facebook? Di pubblicità. Come riesce a farsi pagare e a guadagnare un sacco? Fornendo pubblicità mirata, destinata in modo specifico a te, a me… Mostrando a ciascuno proprio quello che è più probabile che voglia vedere. Chi già lo sa fare, in modo magistrale? Google, con il suo AdSense. Evidentemente, per Mark Zuckerberg, queste informazioni valgono moltissimo. Al 19 febbraio, altrettanti milioni di dollari.

Riguardo alle acquisizioni (e alla loro prevedibilità), quando si immagina il futuro ci si espone a rischio cantonate. Per carità, nessuno ha la sfera di cristallo. Ma guardate cosa aveva immaginato lo studio di strategie di rete Casaleggio e Associati, ben prima che il suo guru scendesse in politica.



fonte: focus.it

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