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Nicola e Noemi, dalla città alla permacultura

Ed eccoci pronti con la nostra seconda storia. La settimana scorsa vi abbiamo raccontato di un imprenditore marchigiano, Enrico Loccioni, che con la sua impresa riesce anche in tempi di crisi a fare profitto, assumere collaboratori e costruire un legame sempre più profondo con il territorio. Stavolta vi presentiamo un’esperienza profondamente diversa e una scelta di vita un po’ più estrema (almeno secondo i canoni della società contemporanea). Non meravigliatevi se il salto è lungo: è bene che vi rendiate conto fin da subito della varietà, ricchezza, complessità che caratterizza questa Italia “altra” e silenziosa, in fermento culturale, sociale, economico.

Dalle Marche ci spostiamo in Piemonte e da un imprenditore passiamo ad una giovane coppia che ha abbandonato la vita cittadina e due lavori sicuri per rifugiarsi nelle campagne del torinese e dedicarsi alla permacultura e alla bioedilizia.

Lui si chiama Nicola Savio, lei Noemi Zago. Si sono conosciuti a Torino qualche anno fa. All’inizio condividevano un appartamento ma fin da subito gli spazi angusti della vita cittadina hanno iniziato a creare i primi problemi. “Quando ci siamo conosciuti – ci racconta Noemi – io avevo due cani grossi e lui [Nicola ndr] aveva un mastino. Vivevamo nel centro di Torino, ed era già difficile portare i cani in giro. Tre cani grossi. Aggiungeteci che i miei hanno fatto i cuccioli. Aggiungeteci anche che mia sorella ed il suo fidanzato avevano bisogno di un posto dove stare per un periodo e si appoggiavano da noi, e che Nicola aveva perso il lavoro e stava spesso in casa…”

La situazione si era fatta piuttosto fitta, per cui Noemi e Nicola dicono il primo “basta”: basta con la vita cittadina, si trasferiscono fuori Torino. Dapprincipio però la situazione non sembra migliorare così tanto, ed i problemi piuttosto che diminuire si moltiplicano. “Stando fuori il problema era che ogni giorno dovevamo andare avanti e indietro. Soprattutto Nicola per il suo lavoro era costretto a svegliarsi alle 5 di mattina. Così tutto quello che si guadagnava finiva in benzina, spese, bollette, multe (la ztl a Torino non perdona) e alla fine del mese ci mancavano sempre molti soldi”.



In molti a questo punto sarebbero tornati indietro sui propri passi, invece Noemi e Nicola capiscono che è l’ora di spingersi ancora un po’ più avanti. E dire il secondo “basta”. Basta con il lavoro in città, anzi basta con il lavoro tradizionale in genere. Nicola, che aveva da sempre lavorato nel mondo della ristorazione e ai tempi era diventato persino direttore di un punto vendita, decide di licenziarsi. Poco tempo dopo lo farà anche Noemi. Con l’aiuto di una eredità i due si comprano un pezzo di terra su cui costruire la propria casa ed il proprio futuro.

Certo, gli inizi non sono semplici e sorgono i primi problemi economici. “Quando ho smesso nuovamente di lavorare – dice Nicola – non avevamo più entrate fisse. Così abbiamo cercato di autoprodurre il più possibile invece di comprare.” I due iniziano a fare il sapone, a lavare i piatti con la cenere. E poi c’è la storia delle galline: “Un giorno – ci racconta Noemi – Nicola aveva 5 euro in tasca e si è detto, compro le uova o le galline?” Da buon saggio Nicola opta per le seconde. “Solo che con 5 euro ci compri solo i pulcini. Così abbiamo dovuto aspettare un bel po’ prima di avere le uova che era uscito per comprare…”

Nel frattempo Nicola studia. Vuole imparare a coltivare la terra e lo vuole fare nella maniera più semplice e sana possibile, per cui si butta sull’agricoltura naturale. Inizia questa nuova avventura con sete di conoscenza. Non esistono molti testi in italiano sull’argomento ma ha la fortuna di conoscere bene inglese e francese e di avere una mente brillante che riesce ad immagazzinare molte nozioni in poco tempo.

L’esperimento funziona. Davanti agli occhi prima scettici, poi attoniti dei vicini l’orto di Noemi e Nicola diventa sempre più florido, con poco sforzo. I due si avvicinano ai dettami prima dell’agricoltura sinergica, infine della permacultura. La permacultura, per chi non lo sapesse, è “l’arte di progettare e costruire sistemi umani sostenibili che devono andar bene dal punto di vista alimentare, abitativo, di territorio. Riguarda tutto ciò che è umano e non semplicemente naturale, e richiede una sostenibilità vera e quindi un’efficienza energetica.” Così nelle parole di Fabio Pinzi, permacultore e membro del comitato scientifico di Italia che cambia (la citazione è presa da Io faccio così, pag. 76).

Torniamo ai nostri due protagonisti. “Quando abbiamo visto che funzionava – ci spiega Nicola – abbiamo iniziato ad approfondire: da semplici tecniche come l’agricoltura sinergica ci siamo evoluti verso lo studio di sistemi complessi e siamo giunti alla permacultura, ovvero come collegare i i vari pezzi del progetto. La permacultura è sistemica: ti fa capire come la casa interagisce con l’orto, che interagisce con gli animali. Io devo spenderci molto meno energie perché creo un sistema, mi limito a fare da controllore.”

Oggi Nicola e Noemi assieme ai due figli l’uno quasi adolescente l’altro più piccolo abitano temporaneamente in graziosa casetta di paglia costruita da loro stessi. Vivono con i pochi soldi (spesi quasi tutti per i figli) che racimolano dalle vendite delle eccedenze agricole e dai vivai di piante e soprattutto andando nella direzione dell’autosostentamento.

Il loro obiettivo, in via di realizzazione, è quello di creare “una micro-fattoria sperimentale che sia in grado di produrre la maggior quantità di cibo ed energie con il minor input esterno possibile, soprattutto di derivati del petrolio e, allo stesso tempo, migliorare l’ecosistema in cui si va ad inserire mantenendo la fertilità del suolo e aumentando la biodiversità anche in spazi relativamente limitati”, scrive Nicola sul suo blog.

Già perche Nicola ha anche un blog molto seguito in rete, dal quale con uno stile ironico e brillante dispensa consigli pratici e condivide la sua esperienza con chi ha le sue stesse passioni . “In permacultura  c’è il concetto di ‘agisci locale ma pensa globale’. La rete è fondamentale in questo perché permette uno scambio di informazioni con persone dall’altra parte del mondo senza doversi sostare”. Il blog si chiama Orto di carta ed è partito un po’ gioco per annotare le informazioni scovate via via da Nicola nei suoi studi, oltre che per far sapere qualcosa in più sulla propria vita a genitori e parenti, ma si è trasformato a poco a poco in un punto di riferimento per molti internauti che vogliono  cambiar vita.

A ben vedere l’intera vicenda di Nicola e Noemi è una vicenda di cambiamento graduale ma costante. “Il cambiamento è un processo – continua Nicola – e per quello che riguarda noi è sempre stato un evento naturale: ogni tanto sei seduto scomodo e cambi posizione, ne trovi una più comoda. È sempre stato un processo, per tappe. Otto anni fa non ci saremmo mai immaginati che oggi avremmo avuto una fattoria come questa, e allo stesso modo oggi non sappiamo esattamente qual è il nostro obiettivo finale. Però abbiamo dei parametri per viaggiare attraverso il cambiamento.”

Nicola e Noemi continuano a navigare attraverso il cambiamento, con la destinazione ignota ma la barra ben salda. Portano con sé una famiglia, degli amici ed un bellissimo progetto sempre più concreto che inizia a dare i suoi frutti, anche nel sostentarli.

Per saperne di più:

Il blog Orto di carta: www.ortodicarta.eu
Il sito dell’Accademia italiana di permacultura: www.permacultura.it

fonte:  www.italiachecambia.org

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